Correva l'anno 1930

Il 1° gennaio, il Cav. Francesco Dragosei pubblicava, in prima pagina, sul quindicinale il “Il Popolano” n. 1 del 1° gennaio 1930, dopo una breve nota sul 47° anno di vita del giornale, una bellissima poesia di Francesco Maradea, “A ‘na Furistera”.

All’interno del giornale, un interessante articolo sulla “Salute Pubblica” metteva in evidenza “l’energia dei provvedimenti adottati dal solerte e intelligente Ufficiale Sanitario” dottor Vincenzo Fiore contro la grave infezione di scarlattina, che aveva colpito la nostra città; mentre, nella rubrica “Cose nostre” due belle notizie facevano da cornice ad un clima natalizio, caratterizzato da improvvisati cantori che si avvicendavano nei “vicinanzi”, accompagnati da chitarre e mandolini.

La prima era quella del 25 dicembre del 1929, riguardante la “Prima Festa d’Amore” di Giuseppe Servidio (di Natale) e la bella Rosa Brunetti.

La seconda, invece, era quella del 12 novembre del 1929: a Vaccarizzo Albanese si erano celebrate le nozze tra il giovane Francesco Scura (noto, in seguito, come mastro Francischi i ra pustala) e la gentile Clorinda Librandi.

Tra le altre numerose notizie del suddetto quindicinale anche quella della proiezione al Cinema Italia, in Piazza del Popolo n. 8, del film MACISTE.

Il Popolano n° 1 del 1° gennaio 1930

“Il Popolano” n. 2 del 15 gennaio del 1930 dedicava molto spazio alle nozze, celebrate l’8 gennaio del 1930 nella Cappella Paolina del palazzo del Quirinale, di Umberto di Savoia, figlio del re Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro, con la principessa Maria José, figlia del re Alberto I del Belgio e della regina Elisabetta.

Un avvenimento molto importante per la nazione, ma anche per la nostra città, che fin dal 5 gennaio si imbandierava con vessilli italiani e belgi. In particolare, le sere del 7,8,9,10, Piazza del Popolo (l’Acquanova) e Piazza Vittorio Emanuele (‘A Gghjazza) venivano “sfarzosamente illuminate con gagliardetti e stemmi Sabaudi, contornati da una infinità di lampadine elettriche”.

A questa notizia seguiva, in tono minore, quella della nomina di don Giovanni De Riseis (duca di Bovino) a Podestà di Napoli. A tale proposito, così il poliedrico don Ciccio Dragosei scriveva: “Noi siamo lieti ed orgogliosi di porgere da queste modeste colonne di giornale, all’illustre Signor Duca, i sensi della nostra ammirata deferenza, e di compiacerci col Governo Nazionale, che riconosce nelle cariche pubbliche il più alto punto al quale possa innalzarsi la dignità umana” 

Infine, poche altre notizie, compresa quella dell’immancabile programmazione dei film del Cinema Italia, chiudevano il giornale.

Il Popolano n° 2 del 15 gennaio 1930

Correva l’anno 1930

Il “Popolano” n° 3 del 2 febbraio 1930, oltre alla poesia “Dintr’a Notte” del poeta Francesco Maradea, dedicava la prima pagina, e parte della seconda, al V Anniversario della morte di uno dei più grandi benefattori della nostra città, il barone Francesco Compagna, senatore del Regno d’Italia dalla XVIII legislatura.

Nella rubrica “Cose Nostre”, tra le altre notizie, c’era quella delle nozze celebrate il 16 gennaio tra la gentile Cecchina Terzi, figlia dell’avvocato Vincenzo, e il giovane Domenico De Rosa, figlio di Giuseppe, ex Comandante delle nostre guardie urbane e quella di un giovane studente dell’Università Ecclesiastica di Catanzaro, Pasquale Gallina, che il 31 dicembre del 1929 aveva ricevuto la sacra tonsura (il primo gradino del sacerdozio).

Nella rubrica, invece, dello Stato Civile si riportavano, per il mese di dicembre del 1929, i dati relativi al numero dei nati, 30, al numero dei morti, 22, e ai matrimoni, 13.

Infine, l’immancabile programmazione del Cinema Italia, in Piazza del Popolo n. 8, chiudeva il giornale. Eccola:

“Mercoledi (5 febbraio) e Giovedi (6 febbraio)

Il grandioso capolavoro in 5 atti

L’EROINA DELLA STRADA FERRATA

Protagonista: CORINNE GRIFFITH

A giorni:

IL DELITTO DELLA SENNA 

Grandioso film a forti tinte tratto dal noto romanzo I Cenciaiuoli, girato interamente nei luoghi più eleganti di Parigi”.

Il Popolano n° 3 del 2 febbraio 1930

Correva l’anno 1930

Corigliano in lutto

 

“Il Popolano” n. 4 del 15 febbraio 1930 dedicava quasi tutto il suo spazio alla morte di Michele Bianchi, ministro dei Lavori Pubblici. Nato il 1882 in un paesino della provincia di Cosenza, Belmonte Calabro, era stato redattore capo de “Il Popolo d’Italia”, partecipando alla fondazione dei “Fasci Italiani di Combattimento”, diventando, in seguito, primo segretario nazionale del Partito Nazionale Fascista.

Nel terzo decennio del Novecento aveva ricoperto incarichi pubblici importanti.
Così, nella rubrica “Cose Nostre” si leggeva:

“Alle ore 13 del giorno 4 corrente, una grave notizia si divulgò per tutta la città: S.E. Michele Bianchi, il Ministro dei LL. PP., il grande figlio della Calabria, era morto!!...

Purtroppo la brutta nuova era vera, e poco dopo ci venne confermata dall’esposizione delle bandiere abbrunate in tutti gli uffici pubblici. Subito tutti i negozi si chiusero in segno di lutto...

La mattina dopo numerosi manifesti del Podestà e del Segretario Politico, listati a lutto, coprivano le cantonate della nostra città.

Giunta l’ora indicata dai manifestanti, fin dalle ore 10 del giorno 5, la Piazza Vittorio Emanuele e l’attigua Piazzetta Guido Compagna erano gremite di popolo. Alle 11 si formò il corteo. Precedevano le scuole elementari femminili, poi quelle maschili, coi gagliardetti e i rispettivi insegnanti. Venivano poi le Piccole Italiane i Balilla, gli Avanguardisti. Seguivano gli alunni esterni del Ginnasio, poi i convittori con gli istitutori e gli insegnanti, con la bandiera. Indi venivano: la milizia, il V. Podestà con tutti gli impiegati e il gonfalone; i combattenti; il Dopolavoro con i loro gagliardetti; l’arma dei RR. CC. E poi un fitto stuolo d popolo. Si entrò nella chiesa di S. Francesco tutta parata a lutto, ove nel centro sorgeva un magnifico catafalco, al lato del quale, tutta ornata di fiori, era stata collocata una grande fotografia del caro scomparso. Si cantò prima un breve notturno e poi si celebrò la messa di requie. Dopo ciò il corteo si è sciolto.”

Il Popolano n° 4 del 15 febbraio 1930