Correva l'anno 1892

 I nuovi fabbricati alla nostra stazione

L'avvenire dei nostri paesi è nelle stazioni, dove sorgono non solo opificii, magazzini di deposito fienili, e via discorrendo, ma nuclei di nuove città, esempio Gerace, ecc. Con piacere apprendiamo che si promuove questo incremento dei fabbricati nella nostra col proposito del Sig. G. Tocci di concedere suolo edificatorio a chiunque ne chiede, mediante pagamento a dilazione ed a rate. Dirigersi dal Notaio Francesco De Vulcanis, per le trattative.

(Il Popolano N. 1 del 1 gennaio 1892)

Ispezione Scolastica

L'Ispettore scol. del circondario, Prof. P. Paolo Recchione, ha dimostrato, anche questa volta, quanto egli ami la scuola e il suo progressivo immegliamento. Trattenendosi fra noi per più giorni ebbe a studiare minutamente e coscienziosamente i bisogni delle nostre scuole, essendosi non poco impressionato della presente scarsezza di alunni, massime nelle scuole femminili. Egli riunì in famigliare conferenza i maestri e le maestre per far loro intendere la necessita di adempiere, ognuno da parte sua, al proprio dovere, richiamando anche la loro attenzione su di alcune disposizioni regolamentari, non sempre e da tutti applicate. Sollecitò inoltre la comunale Amministrazione a fare anche da parte sua qualche cosa, sia avvisando i padri di famiglia perché pensino meglio all'educazione dei figli, mandandoli a scuola, sia provvedendo ai bisogni delle scuole medesime ed al puntuale pagamento dei maestri. Provvide a che sia represso l'abusivo insegnamento privato, che, per le donne specialmente, è una delle cause per cui le scuole pubbliche son poco frequentate. E, se in fin dei conti, non mancò pure la solita nota triste, per la provvisoria sospensione della maestra di 3a, vogliamo sperare che ciò ridondi a bene della stessa maestra e della scuola.

(Il Popolano N. 2 del 18 gennaio 1892) 

La prossima elezione politica

II giorno 7 del prossimo febbraio, saranno convocati i comizii per eleggere il successore del non mai abbastanza rimpianto professor Casini; e noi non esitiamo a raccomandare, per la seconda volta, agli elettori del nostro Collegio il nome del CONTE D'ALIFE, sig. Nicola Gaetani. Forse qualcuno ci farà gli occhiacci e crederà di scorgere, nella raccomandazione di siffatta candidatura, un'apostasia de' nostri principii democratici, una rinnegazione del nostro passato: tutt'altro. Noi ci affrettiamo a dichiarare che alla virtù, o nota e chiara, od occulta, ci prostriamo sempre, ovunque alberghi; e che, se pur ne fosse il caso, non ammettiamo il sistema del rigido esclusivismo di un partito, quando la Patria impone più alti doveri: salus publica suprema lex. — Del resto, noi nel Conte d'Alife non intendiamo appoggiare il campione dell'aristocrazia, nemmeno il nuovo gregario della immobile destra parlamentare: ma un liberale onesto e non di mestiere, un democratico in fatti e non in parole.

(Il Popolano N. 3 del 28 gennaio 1892)

Luigi Lettieri

Cessava di vivere il 20 gennaio, in Corigliano, il Sig. Luigi Lettieri, di nobile antica e ricca famiglia, quantunque i rovesci di fortuna avessero di molto stremato l'avito patrimonio. Avea circa settant'anni, spesi nello studio e nella vita casalinga. Non pertanto chiamato più volte a sedere nel Consiglio comunale egli adempì scrupolosamente il suo mandato — Fu anche Sindaco di Corigliano, e niuno ebbe a lagnarsi della sua amministrazione. Galantuomo squisitissimo e gentile, non si sentì mai uscir dalla sua bocca parola alcuna men che corretta. Più che i mali fisici, egli ebbe a deteriorare da qualche tempo la sua salute le afflizioni morali, spesso incurabili. Ci si assicura che negli ultimi momenti egli abbia così sintetizzata la sua vita: Nacqui ricco; fui onesto e muoio povero! Il paese lo ha sinceramente compianto e per onorar le belle virtù di cui fu adorno, numeroso accorse a rendere a Lui solenni esequie.

(Il Popolano N. 4 del 2 febbraio 1892) 

Il Popolano-Supplemento al n. 4 del 5 febbraio 1892


Il Popolano n° 6 del 8 marzo 1892

Festa di San Francesco (25 aprile) 

La consueta festività in onore del nostro Protettore S. Francesco, sarà celebrata nel prossimo 25 con straordinaria solennità.

La Chiesa è bellamente addobbata.

V'interverrà il Vescovo greco di S. Demetrio Corone che celebrerà la messa solenne e farà il panegirico.

La via che mena alla chiesa sarà illuminata con lampadine alla veneziana, venute da Bari. La nostra Banda musicale, un ricco e copioso fuoco artificiale ed altri spari allieteranno quel giorno; nè mancheranno dei giuochi e, a quel che si dice, anche qualche opera di benificenza.

Oltre le offerte venute dai compaesani di New York, altre meno importanti ne furono raccolte da una commissione di cittadini, offertasi spontaneamente, e che noi volevamo nominata dal Consiglio. Ond'è che tutto fa prevedere una festa bellissima, alla quale non mancherà il numeroso e solito concorso dei paesi vicini. 

Per la circostanza raccomandiamo all’Assessore della pulizia la nettezza delle strade, e massime S. Francesco e via Roma, ove si sparge della terra pel transito dei carri.

(Il Popolano N. 8 del 24 aprile 1892)

 Al Municipio

Aperta poi la seduta, il Cons. Patari, dimenticando che il Consiglio erasi adunato per trattare precipuamente la sua proposta, e volendo con animo deliberato suscitare scandali, cominciò a muover lagnanze contro l'Amministrazione che, secondo lui, avea tardato, o meglio volea scansare una discussione che avrebbe dovuto apportare piena luce sullo stato delle finanze comunali. E ciò detto, egli, il Patari, esempio nuovo degli annali consiliari, senza aspettare la risposta del Presidente, prende il cappello e va via, seguito dal consigliere De Tommasi Alfonso. Per tal fatto, il Presidente dovette sciogliere la seduta non essendo più il consiglio in numero legale. L'incidente ha prodotto una penosa impressione nell'animo dei buoni consiglieri e del pubblico onesto. Poiché si vede che non si lascia mezzo per creare ostacoli al buon andamento della cosa pubblica. E ci duole che proprio il Patari, che trovava laudabile la perniciosa amministrazione del R. Commissario, facendosene paladino, voglia ora atteggiarsi a paladino dei nemici dell'attuale amministrazione che si sobbarcò al doloroso incarico di risanare tutti i vecchi mali da cui era affetto questo disgraziato comune!

(Il Popolano N. 13 del 9 luglio 1892)

Pastifìcio

Con piacere abbiamo visto riattivato questo Pastificio con una nuova Società i di cui elementi sono garanzia sicura della buona riuscita delle paste e di un lavoro serio e duraturo. Corigliano deve andare orgogliosa di avere una industria di tal fatta che è la ricchezza della povera gente; infatti con sette Soldi si ha un buon chilo di pasta nera, e con cent. 50 un chilo di pasta bianca. Di sapore squisitissimo, di moltissima cottura e per conseguenza di facile aumento, non teme la concorrenza delle paste di Torre Annunziata che ora si possono dire interdette per questa piazza. La Ditta Oraziani, R. Pedatella e Mannara ha già aperto al pubblico uno spaccio e tutte Corigliano vi accorre numerosa.

(Il Popolano N. 14 del 4 agosto 1892)

Alla Schiavonia

Erano le 7 del mattino. Il cielo, calmo e sereno, si annunciava come lieto presagio della festa che ci attendeva alla Schiavonia, sulle rive del Ionio incantevole, del Ionio superbo, del Ionio maestoso. E la festa ebbe esito felicissimo, e resterà uno degli avvenimenti più belli e geniali che ci offre la Casa Compagna.

Dunque erano le 7, e noi ci avviammo al mare. Sulla spiaggia ferveva un moto, un bisbiglio, un chiacchierio confuso di ansietà e d'impazienza: era una selva di gente con gli occhi fissi al vaporetto del Barone Compagna, al grazioso yacht, che, tutto bandiere e vezzi, ritto sul terso azzurro delle acque, aspettava l'ora della sua benedizione e del suo battesimo. Il mare, cingendolo di carezze ed abbracciamenti, lo cullava con amore di padre, mentre lontano, dall'alto, lo vegliavano, fausti iddii del suo destino, gli storici bastioni del Castello.

Il  mio oriuolo segnava le 8, quando il cannone, fermo sulla spiaggia, diede un rombo, cui fece eco l'inno reale suonato dalla banda paesana. Tutti ci affollammo intorno al Barone, arrivato, in vettura, insieme alla sua figliuola Nanetta, un vero gioiello, tutta grazia e leggiadria, tutta virtù e bellezza. Recitata una breve orazione nell'artistica e ricchissima chiesa della Schiavonia, essi, in mezzo a quella folla, vennero al mare, accolti dal saluto del cannone. Per un ponte di legno, appositamente costruito sulle acque, sceser in una lancia e via a bordo del vapore, seguiti dalla musica, che, in un'altra lancia, effondeva sul limpido cobalto le note di allegre suonate; le quali a noi, sulla riva, giungevano, più del solito, armoniose, quasi echi d'un canto di sirene nuotanti fra le alghe del mare.

Dopo breve sosta, il Barone e la figliuola ritornarono alla Schiavonia. Non per questo la spiaggia rimase deserta: tutti, sfidando la rabbia del sole, rimasero lì, di fronte al mare immenso, che sfiorando di spuma la sabbia cocente, pareva mormorasse le strofe d'una magica poesia: la grande poesia dell'infinito. La musica, nella sua brava divisa di bersagliere, girava girava sulle onde, sempre instancabile nel suonare, mentre la voce cupa del cannone, diffondendosi lungo la riva, si affogava nelle voluttuose spire del Ionio.

Verso le 11, la folla assopita si ridesta in una corrente di vigore, che fiorisce negli spiriti affranti.

I Compagna, con la distinta famiglia Abenante e l'illustre Consigliere Provinciale sig. G. Garetti, compariscono di nuovo e fra gli spari e le grida entusiaste della folla, salgono a bordo della nave. Tre sacerdoti, in magnifici paramenti, incominciano la cerimonia religiosa: e girando, su di una lancia, torno torno all’yacht, mentr'esso sbuffa e fischia e corre bizzarramente di qua e di là, lo aspergono di acqua santa, impiegando più di un'ora nel benedirlo.

Lo spettacolo era commovente davvero: quei tre sacerdoti, che, pensosi e raccolti, fra il silenzio generale, invocavano sul legno le grazie del Cielo, mentre tutti gli sguardi si figgevano su di essi, quei tre preti ispiravano un senso di beato ascetismo, che evocando i ricordi biblici appresi nella nostra fanciullezza, ci trascinava con l'immaginazione all'Oriente, ai sacerdoti del popolo ebreo, ai profeti.

Finita la benedizione, i preti si fermarono davanti alla nave, al fianco che guardava la spiaggia, e la signorina Compagna scese anch'essa, col padre, in una barchetta per procedere alla funzione del battesimo. Questo, per chi nol sappia, venne eseguito così: Dal mezzo d'un lungo nastro - delle cui estremità l'una era attaccata al vapore, l'altra era tenuta dalla signorina Compagna — pendeva, legata pel collo, una bottiglia di champagne.

Quando il Barone, che la faceva da padrino, ebbe pronunziato il nome Shiavonia, imposto all’yacht, la figliuola , la madrina, si liberò con forza dal nastro, in modo che la bottiglia, urlando nello pareti della nave, cadde infranta sulle acque.

Scoppiò allora un coro d'evviva fragorosissime che dal lido echeggiavano nel mare, dal mare sul lido; ad essi armonizzarono le salmodie sacre, gli accordi della musica, gli spari di fuochi artificiali, le fucilate di 60 guardiani in lancia, e i tuoni del cannone, così forti e continui che bisognava turarsi le orecchie, temendo di perdere il timpano.

Intanto i preti, che, costretti a tenere, il capo scoverto durante la funzione, avevano avuto di che brontolare contro il sole, furono ricevuti a bordo insieme alla signorina Compagna ed alla banda.

Il vapore fu benedetto nell'interno; indi si celebrò la messa, dopo la quale il canonico Meligeni, l'abate della Schiavonia, che, naturalmente, era il capo del triumviro sacerdotale, fece un bel discorso, abbastanza erudito, inneggiando all'avvenire dell'yacht e dei suoi padroni. Poi il sig. Gaetano Avv, Attanasio, evocando le figure dei Doria, dei Dandolo e dei Morosini, trasse dal suo entusiasmo un bellissimo augurio alla nave, battezzata sotto gli auspicii della bellezza e della virtù che fulgidamente si personificano in una fata gentile: Nanetta Compagna.

Ella e l’illustre suo genitore erano commossi e recavano sul volto l'impronta della gratitudine verso i concittadini e i forastieri che avevano spontaneamente partecipalo alla festa.

Furono distribuiti dei rinfreschi ai convenuti nel legno; e poiché il mezzogiorno era passalo e lo stomaco reclamava i suoi diritti, la spiaggia non tardò a rimaner sola.

I signori Compagna, insieme alla famiglia Abenante, ai signori Garetti G., Scarpelli M. e Graziani F., e pochissimi altri, pranzarono e, facendo delle gite di piacere, si trattennero fino a sera, sul vaporetto.

Questo, che costa la bagatella di parecchie migliaia di lire, destò la meraviglia nei visitatori. Quanto il lusso e la eleganza possono richiedere, voi trovate sfarzosamente diffuso lì dentro, specie nel salotto, addobbato con grazia veramente principesca.

E concludo: il giorno 30 luglio "92 è uno dei più cari ricordi,di cui andiamo grati alla cortesia dell'illustre Barone Compagna.

DIGI
(Il Popolano N.14 del 4 agosto 1892)

Una campale battaglia

Domenica, 19 corrente, a causa del soverchio vino bevuto una rissa avvenne, fra diversi contadini, in piazza del Popolo. Dapprima sembrava cosa da nulla, ma a poco a poco, riscaldandosi gli animi, divenne una campale battaglia. I rissanti erano molti; vi furono parecchi feriti e fu miracolo se non si ebbero disgrazie più gravi. Si lamenta da tutti il  poco numero dei Carabinieri nella nostra Stazione. In una città di 16 mila abitanti stare senza soldati e con soli quattro Carabinieri ed un maresciallo, è cosa assai riprovevole. Noi ne abbiamo parlato tante e tante altre volte, ma le nostre parole rimasero inascoltate!

(Il Popolano N. 16 del 27 settembre 1892)

Per l'on. Compagna

Alle esultanze per la rielezione dell'on. Alife, Corigliano ha pure aggiunto quelle per la vittoria riportata nel Collegio di Cassano, dal distinto giovane Gennaro Compagna, nostro illustre concittadino. La lotta fu accanita e subì la prova del ballottaggio. La sera del 13 si stette anche qui in ansiosa aspettativa ad attendere dal telegrafo il finale risultato... e quando venne accertata la vittoria per la città si cominciarono a sventolare le tricolori bandiere e la Banda cittadina, muovendo da Piazza del Popolo, portò il suo primo saluto al giovine Deputato, suonando dinanzi all'avito castello.

(Il Popolano N. 20 del 17 novembre 1892) 

Pel nuovo Senatore F. Compagna

Sembra che la buona stella d'Italia risplenda, in questi giorni, più benigna su di noi! Dopo le allegrie e le feste per le vittorie riportate nelle recenti elezioni politiche dagli onorevoli d'Alife e Compagna, delle quali il paese tutto gioiva, Corigliano veniva chiamato ad una ben nuova e quasi inaspettata gioia, coli'annunzio della nomina dell'illustre e benemerito nostro Barone Francesco Compagna a Senatore del Regno.

(Il Popolano N. 21 del 30 novembre 1892)