Correva l'anno 1854

La duchessina Maria Antonietta Saluzzo, seduta
La duchessina Maria Antonietta Saluzzo, seduta

La duchessina di Corigliano al gran ballo di Carnevale

 

di Luigi Petrone

 

Il 20 febbraio 1854, in occasione del carnevale, si tenne a Napoli un gran ballo di corte che rimase memorabile. La serata danzante si svolse nel grandioso salone della Reggia dei Borboni. L’atmosfera è quella delle più mondane, con tanto di ospiti e cortigiani attorniati da maggiordomi tra un’opulenza di luci, di suoni e colori. 

Scene così se n’erano già viste, ma mai con così tanta sfarzosità. Come nelle migliori serate mondane i vip non mancano. Tra i primi ad arrivare le personalità straniere accreditate alla corte di Napoli, il Barone Winspeare e consorte, il tenente colonnello de’ Jonk, il principe di Sassonia Federico Augusto, poi il principe Pignatelli, il principe di Bisignano, il marchese Serra, il duca di San Teodoro, il barone Barracco. Non passa inosservata la contessa di Bernesdorff. Arrivano anche il ministro della Polizia, i cavalieri di Gran Croce dell’Ordine di S.Ferdinando e di S.Gennaro, capi della Corte della R.Casa. Davanti allo sguardo curioso dei cavalieri sfilano le madamigelle dell’aristocrazia napoletana. Arrivano infine i rampolli di casa Borbone, don Sebastiano e don Fernando. Insomma la migliore aristocrazia della capitale. Al gran ballo di carnevale ci sono anche i duchi Saluzzo di Corigliano.

Ogni invitato partecipò alla festa indossando un sontuoso costume. Ciascuno impersonavo un personaggio storico delle antiche corti italiane o una celebre famiglia abbigliati in abiti realizzati volutamente per il gran ballo ed impreziositi con i gioielli di famiglia. Quella festa, descritta con dovizia di particolari nelle cronache del tempo, restò indimenticabile.

Ma il ricevimento nascondeva una gran sorpresa. Celato dietro la maschera, per tutta la sera uno sconosciuto ospite su espresso e segreto incarico del re si era aggirato tra gli invitati prendendo freneticamente appunti, bozzetti, studiando movenze ed espressioni d’ogni convitato. Un lavoro faticoso lo avrebbe atteso alla fine della serata. Luigi Marta, l’autore, così descrisse i momenti cruciali di quel compito. «Cercare, trovare, raffrontare, soli o in compagnia di eletti artisti, le fogge più pellegrine e piccanti - fu lo studio e la cura de’ primi giorni, onde nacque un movimento, un lavorìo di artefici che durò settimane, occupò migliaia di mani anche nelle notti…». Il laborioso impegno costrinse il Marta ed i suoi collaboratori a consultare introvabili opere per riprodurre quanto più fedele possibile ogni dettaglio degli abiti. «Ecco invadersi pubbliche e private biblioteche – scrive Marta – e uscir da oblìati scaffali storie, cronache, blasoni…»1. Ma alla fine fu ampiamente ripagato dal successo che la sua opera incontrò. Le tavole, litografate a Parigi presso la stamperia di Simon Ragon & Soci l’anno stesso del grande evento, ebbero un’eco straordinaria, almeno quando il gran ballo di carnevale. Immaginate lo stupore di quegli ospiti quando, verso la fine dell’anno, ciascuno si ritrovò ritratto e abbigliato nel suo costume su grandi tavole seppiate abilmente realizzate dal più noto disegnatore della corte borbonica, Luigi Marta. Gli ospiti erano stati a loro insaputa raffigurati, come i personaggi di un teatro goldoniano, in magistrali e decorative litografie lievemente seppiate e pubblicate in una raccolta che ebbe gran successo e andò letteralmente subito a ruba.  

Per le ragazze più giovani quella serata era stata una sorta di ballo delle debuttanti. Tra le affascinanti madamigelle si distinse una graziosa ragazza Coriglianese, l’avvenente e bella duchessina Maria Antonietta Saluzzo. La duchessina è figlia di Giulia Carafa della Spina dei Principi di Belvedere e di don Filippo Maria Saluzzo juniore, IV duca di Corigliano, uno dei nomi più in vista del patriziato napoletano2.

Ma Filippo Saluzzo (1800-1892) ha soltanto il titolo di duca di Corigliano perché l’avito feudo da più di trent’anni era abilmente pervenuto ai Compagna. Suo padre Giacomo aveva tentato, dopo la morte della madre Maria Antonia Orsini, di salvare dal fallimento economico la Casa di Corigliano sposando nel 1812 Clotilde Murat da La Bastide, nipote del re di Napoli Gioacchino Murat. Ma non vi era riuscito e si era spento “tra rancori, perdite, litigi interminabili”a Napoli nel 18193.

I Saluzzo ad ogni modo sono ancora un casato di primo piano sulla scena mondana della capitale e, benché il duca Filippo abbia a lamentarsi, il patrimonio familiare della giovane duchessina era tutt’altro che inconsistente. Il padre, dopo l’amara perdita nel 1828 di Corigliano, aveva saputo ricollocarsi nello scacchiere economico e nella gerarchia di potere. Gentiluomo di Camera del Re, Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Gran Croce di Francesco I e Gran cordone dell’Ordine di San Gennaro, dal 1848 era Pari del regno e membro del Consiglio Edilizio4 .

All’epoca del gran ballo Maria Antonietta ha 21 anni ed è già ammirata e cortegiatissima. Accompagna la duchessina la Duchessa madre Giulia Carafa. La primogenita dei Saluzzo indossa un raffinato vestito rinascimentale, seduta in romantica posa con le mani unite ed i piedi posati su un cuscino. Alle sue spalle la principessa Zurlo figlia del Ministro dell’Interno, il conte Giuseppe Zurlo e, più in là, le principesse di Villa e di Piedimonte5. Intorno alla duchessina aspiranti cavalieri, il duca di Sangro e quello d'Ascoli, il cavalier Folgori, il conte Montesantangiolo. Ognun di loro fece di tutto per fare colpo nel cuore della bella Coriglianese, ma inutilmente; sarà il cavalier Antonio Personè ad impalmare qualche anno dopo la bella duchessina. La mezzanotte è trascorsa da un pezzo, si balla ancora ma la carrozza attende già. Qualche minuto ancora per porgere la mano ai cavalieri poi la duchessina lascia la reggia.

Questa tavola che ritrae la Duchessina di Corigliano è un pò l’ultima immagine della gran nobiltà della corte Borbonica, l’ultima ‘ritratto’ dello splendore dei Duchi Saluzzo6.

 

NOTE


1 Luigi Marta, Costumi della Festa data da S.Maestà il dì 20 Febo.1854 nella Reggia di Napoli. Opera dedicata a S.A.R. l’Infante D.Sebastiano Gabriele da Luigi Marta. Simon Ragon & S. A Parigi 1854.

Il bellissimo frontespizio mostra al centro in grand’evidenza l’arme dei Borboni delle due Sicilie cui fanno da cornice i blasoni delle ottantotto famiglie che parteciparono alla festa. Quella dei Saluzzo di Corigliano è sul primo ordine verticale delle insegne araldiche, il 4o scudo gentilizio dall’alto in basso.

2 Il duca di Corigliano e Giulia Carafa ebbero sei figli, Maria Antonietta, Marianna, Alfonso, Gerardo, Luigi e Marino (Cfr. C.Di Martino, Saluzzo Duchi di Corigliano, op. cit., p.193).

3 T. Mingrone, Un matrimonio finito male in “il Serratore”, anno II (1989), n.8, pp.44-46; C.Di Martino, Saluzzo Duchi di Corigliano in Beni ambientali architettonici e culturali di un centro minore del sud. Corigliano Calabro, Abramo, Catanzaro 2002, p.191; A. Savaglio, Il ducato di Corigliano, Edizioni Ecofutura, Castrovillari 2005, p.179.

4 C.Di Martino, Saluzzo Duchi di Corigliano, op. cit., p.192.

5 Litografia su fondo seppia di A. Lacauchie; Luogo di stampa: Paris, Bertauts-Cadet ; Dimensioni: mm 284x457. Collezione privata.

Anche la duchessa madre, donna Giulia, all’epoca 45 enne, è raffigurata, ma su un’altra tavola, con gli eredi di casa borbonica, gli Infanti don Sebastiano e don Fernando, le principesse Petrulla e di Centola, la contessa d'Aquila e i conti di Trapani, di Siracusa e di Montemolin (litografia su fondo seppia, mm 300x470, di Provost. Parigi).

6 Il Settimo duca di Corigliano fu il fratello di Maria Antonietta, Alfonso (1838-1904). Il casato dei Saluzzo si estinguerà nel secolo successivo con la morte, dopo il 1935, di Filippo Saluzzo VIII duca di Corigliano (C.Di Martino, Saluzzo Duchi di Corigliano, op. cit., p.193).

 

L’Arco di San Gennaro, posto di fronte al Santuario di San Francesco di Paola, fu costruito nel 1854, su iniziativa del Sindaco Gennaro BOMPAROLA. Sopra l’arco si trovano due statue che raffigurano San Gennaro e Sant’Antonio da Padova, patrono della città.