Correva l'anno 1888

Il Popolano n. 1 del 1 gennaio 1888

COSE NOSTRE

Dopo l’alternarsi della pioggia e dei venti impetuosi, l’anno si chiude con la neve. Questi tempi sono buoni per la campagna, ma … portan danno alla povera gente che soffre, e la miseria e la fame si affacceranno più baldanzose alla porta dei poveri contadini! A chi si volgeranno essi per aiuto? Agli strozzini che ne succhiano il sangue, dando loro sei o sette lire per averne alla raccolta un tomolo di grano; o che, somministrando grano esigono una lira d’interesse al MESE per ogni tomolo? Povera gente degna del più gran compianto, ma che non trova chi s’interessi di lei!

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E continuiamo numerosi i dibattimenti alla Pretura per i dissodamenti dei terreni comunali di montagna. Ed è sempre la quistione del vincolo, non sapendosi quali terreni vi sono soggetti. Finora mancava un elenco; ora si dice esservi. Ma non basta, ci vorrebbero i segni lapidei, per determinare fin dove il vincolo si estende, poiché spesso non tutta una contrada è vincolata. Oltre a ciò, la relazione dei verbali è fatta dalle G. Forestali un po’ a casaccio; essi poggiano spesso sul detto di un Tizio qualunque, non vanno sui luoghi per accertarsi delle cose, e prendono poi lucciole per lanterne. Ma il verbale fa fede; i poveri imputati schiamazzano, ma le condanne fioccano!

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Abbiamo visto gli altri, e siamo andati pur noi, dicono quei miserabili che si vedono sullo sgabello coi visi smunti e i panni logori! Abbiamo una famiglia, non sappiamo come vivere! Ed è vero! Han visto gli altri quei miserabili; gli altri che s’impossessarono di dieci e venti moggia di terreno, e che l’Amministrazione lascia in pace. E non sanno che l’esempio è pericoloso? Che la teoria dei due pesi è fondata sulla più manifesta ingiustizia?

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Ci perdoni l’on. Amministrazione se ritorniamo spesso su tale argomento; ma non possiamo proprio resistere ai lamenti del pubblico.

(Il Popolano n° 1 del 1 gennaio 1888)

Il Popolano n. 2 del 19 gennaio 1888

Il Popolano n. 3 del 4 febbraio 1888

Il Popolano n. 4 del 19 febbraio 1888

Il Popolano n. 5 del 7 marzo 1888

Il Popolano n. 6 del 18 marzo 1888

Quistione sanitaria

Fummo i primi a lamentare sul nostro giornale la mancanza di una buona ed esperta Ostetrica in questa nostra città, in vista dei mali gravissimi che ne derivavano. Ed ognuno può ricordare quante giovani spose, quante madri affettuose, quante buone massaie dovettero perdere la vita nel parto, per l’inespertezza delle nostre antiche levatrici. E i nostri lettori ricorderanno il fatto, registrato in queste colonne dal distinto nostro collaboratore Dott. Patari, in cui una delle note vammane, per facilitare il parto ad una disgraziata giovane, faceva poggiare al fianco di essa il piede del marito, con tutta la scarpaccia che avea la suola coverta dalle solite bullette di ferro; in seguito di che la partoriente se ne andava agli eterni riposi. Fu allora che, dietro premure delle Autorità superiori, la Comunale Amministrazione, commossa essa pure da un fatto così raccapricciante, proponeva al Consiglio di stabilire nel Bilancio una somma di L. 500 per far venire da Napoli una levatrice  esperta. Ed il Sindaco Cav. Alfonso Compagna s'incaricava delle pratiche, e mercè la cooperazione del Prof. Morisani, si ebbe nei primi del 1886 la Sig. Raffaela Izzo, che non tardò, in casi difficilissimi, a farsi conoscere per Ostetrica assai valente, e con la sua opera non poche vittime furono strappate alla morte. E la cittadinanza ne fu soddisfatta tanto che fu generalmente benedetta l'opera della Comunale Amministrazione, e da tutti ritenuta una delle migliori spese quella fatta per la levatrice.

Ebbene,dopo tutto questo, chi potrebbe credere che per opera della stessa Amministrazione Comunale, composta in gran parte degli stessi individui del 1886, Corigliano sia per perdere la Sig. Izzo e ritornare nelle inesperte mani delle adamitiche vammane? Eppure è così!

Sappiamo infatti che dei dissapori siano avvenuti tra l'Amministrazione del Comune e la Sig. Izzo circa l'osservanza della tariffa a lei imposta, la quale si vorrebbe estendere anche ai parti difficili e che richiedono una speciale operazione.

La Sig. Izzo dovrebbe inoltre per convenzione assistere gratuitamente le partorienti povere. Ed anche in questo sorgono delle quistioni, non essendosi ben determinata la estensione di quel vocabolo.

Questi e simili pettegolezzi, con giunti ad un trattamento aspro poco gentile, indurranno facilmente a quanto ne sentiamo, la Sig. Izzo a dare le sue dimissioni. Vorremmo però che questo danno si evitasse, bastando a ciò una più cordiale intelligenza fra le due parti.

E noi speriamo che questo accordo avvenisse, per non privare il paese dell'opera esperta di una donna che nell'Ostetrica ha fatto studii positivi, pei quali dallo stesso Prof Molisani venne prescelta. (Dottor Ficcanaso)

Il Popolano n° 6 del 18 marzo 1888) 

Il Popolano n. 7 del 2 aprile 1888

Il Popolano n. 9 del 6 maggio 1888

Il Popolano n. 10 del 20 maggio 1888

SCAVI DI SIBARI

Il pubblico è ansioso di notizie sul progresso degli scavi; e noi ci sentiamo in debito di appagare il suo desiderio. Gli scavi si stanno eseguendo in tre diverse località: cioè, sulla riva sinistra del Coscile, sopra Polinara, e a caccia di S. Mauro; dove vi sono i tumuli di terra , e dove si scopersero negli scavi fatti or sono pochi anni, sotto la direzione dell'Ispettore degli scavi Sig. Tocci e Ingegnere Cavallari, le tombe cogli scheletri di cadaveri portanti ognuno una laminetta di oro con leggende greche, scritte in greco arcaico che si conservano nel Museo di Napoli.

 Gli scavi dei tumuli, uno rimpetto ai Magazzini di S. Mauro del Barone Compagna, l'altro in prossimità del tumulo dove si scoversero le tombe citate, finora non hanno dato risultato alcuno. Ma ci vuole perseveranza, e colla perseveranza si arriva allo scopo. Imperocché anche ad occhio nudo si vede che questi tumuli sono artefatti; sono della stessa forma e struttura, ed in prossimità dell'altro che ha cacciato fuori le tombe di cui parlammo; se quelle racchiudevano delle tombe queste ne devono contenere altre; altrimenti non saprebbe spiegarsi la loro erezione, e non avrebbero ragione di essere. Ma bisogna essere armati di pazienza, e sviscerare in tutti i sensi quei colli artificiali.

 Gli altri scavi sul piano di Apollinara, fra il Crati e il Coscile, ancora non hanno dato risultati. Gli scavi che si fanno, o piuttosto esplorazioni, consistono in un perforamento del piano per mezzo di trivelle della lunghezza di 10 metri, per vedere se mai in fondo del terreno alluvionale si trovassero fabbriche o selciati che indicassero l'esistenza ivi della sepolta città di Sibari.

 La trivellazione finora non ha dato risultati di sorta. E' sommersa più in fondo la città che si cerca sotto le terre alluvionali che si soprapposero nel volger dei secoli e covrirono le mura di Sibari, ovvero questa non esisteva nel luogo che ora si sta esplorando?

 Gli scavi si stanno facendo sulla sinistra del fiume Coscile. Ivi i risultati furono coronati da successo; si fecero scoperte d i un grande valore archeologico, sebbene non siano avanzi di Sibari. Si tratta di una Necropoli appartenente a popoli antichi italici, anteriori alla venuta dei greci che fondarono Sibari.

(Il Popolano n° 10 del 20 maggio 1888)

Il Popolano n. 12 del 23 giugno 1888

Pazzia

I fatti di demenza nella nostra città si rendono più frequenti. Per lo passato infatti raramente si vedeva un pazzo; ora in circa un anno ne abbiamo avuto quattro! E’ qualche giorno che un tal V. Capalbo, contadino, cominciò a dar segni di alienazione mentale, dandosela a gamba pei campi. Intanto il giorno 28, piuttosto calmo, si trovava in un orto, dove solea lavorare con altri di sua famiglia, e tutto ad un tratto si scaglia contro un contadino per nome Luigi Cimino e gli dà più colpi di coltello pei quali il secondo giorno moriva. Di là fugge, e verso la sera s’imbatte, in altro punto della nostra campagna, col Sig. Vin. Stabile. Conoscendosi, si scambiano qualche parola, camminano breve tratto insieme, ma quando vede lo Stabile mettere il piede sulla staffa per cavalcare la sua giumenta, gli si avventa contro e gli vibra più colpi, con ferro acuminato al collo e alla faccia. Lo Stabile lo avvinghia e cadono a terra, e dopo non breve colluttazione lo lascia e si mette in salvo in una vicina cascina. Là si avvide che le ferite erano lievissime, perché fortunatamente quel ferro non si trovò molto aguzzo.

Dopo molte ricerche il pazzo è stato catturato mentre vagolava per la campagna.

(Il Popolano n° 12 del 20 giugno 1888)

Il Popolano n. 13 del 8 luglio 1888

L'omicidio di Via Margherita

La mattina del 30 dello scorso Giugno la nostra città fu funestata da un assai triste avvenimento. Si era ancora tra le 4 alle 6 e delle voci lamentevoli annunziavano l'uccisione di un uomo, poco fuori dell'abitato, sulla via che mena a Rossano. La gente, a misura che usciva di casa, si riversava sul luogo dell'avvenimento, ansiosa di sapere chi fosse l'ucciso, chi l'uccisore, quali i particolari del fatto. Giunti là, si vedeva disteso in mezzo alla strada Margherita, il cadavere di Salvatore  Amato, immerso ancora nel proprio sangue, due Carabinieri vi stavano a guardia; un cerchio di curiosi dattorno, l'uccisore, tal Francesco Pinto, erasi di già allontanato. Naturalmente tutti i discorsi non trattavano d'altro, e quei pochi, che si eran trovati spettatori del fatto, lo narravano ai sopravvenuti, ma non si sentiva ripetere altro che: Ha voluto proprio morire!

Per voluta mancanza nella misura di certo frumento, nei giorni precedenti, erasi accesa quistione tra la madre dell'uccisore Pinto e l'ucciso Salvatore Amato; e poiché le parole sono come le ciliege, delle parole se ne dissero più del necessario. L'Amato, di natura troppo biliosa, concepì forse in cuor suo il pensiero di dare una lezione al Pinto, cui attribuiva delle parole contro l'onore di sua moglie. E nel pomeriggio del 29, visto il Pinto in Piazza del Popolo, attacca briga con lui , e, tratto il coltello, cerca slanciarsegli furiosamente contro, ma vien trattenuto, e così passò quel giorno.

La notte seguente le campane a stormo e la tromba del pubblico banditore danno l'allarme per essersi manifestato un grave incendio fra i fondi olivetati dei signori Compagna, Solazzi e Fino, e fra i molti accorsi vi è pure il Salvatore Amato. Ognun avrebbe creduto che il sonno perduto, la fatica durata e il tempo trascorso avessero dovuto calmare l'animo di lui: ma non fu così. Egli portava sempre seco il germe del furore, la sua idea fissa era Pinto!

E così narrasi che, preparandosi un palo sul luogo dell'incendio, avesse detto che quello gli serviva per far carne; che incontrato per via un gualano del Pinto, domandandolo del padrone, gli avesse detto: oggi non verrà certo a trebbiare; e poi ad altri che gli avrebbe strappato il naso con un morso.

Giunge intanto sul far del giorno in paese, e subito scorge il Pinto che sta per andar in campagna per la stessa via. Lo aspetta dietro il posto del Dazio, ed appena se lo vede vicino gli salta addosso, lo avvinghia fra le sue braccia nerborute, gli da un morso, e, invece del naso, gli strappa un brandello di carne dalla faccia. Ne segue una colluttazione: alcuni accorrono e li dividono; ma mentre dice di andarsene, l'Amato prende quel legno che aveasi preparato e dà colpi da orbo al Pinto. Vistosi costui in mal punto, si ricorda avere una rivoltella, e tira i primi colpi a vuoto per intimorire l'avversario. Ma questi non teme le palle e s'inoltra sempre. Pinto indietreggia, tira un altro colpo e ferisce, poi un altro e un altro ancora, ma Amato, col polmone forato, non si dichiara vinto, e giunge ad avere un'altra volta tra le sue braccia il Pinto, che cerca ferire con un coltello. Cadono l'uno e l'altro a terra, si rialzano, ma all'Amato non reggono più le forze, e, dopo poco, resta freddo cadavere in sulla via. Così finì l'Amato la sua giovine e vigorosa esistenza, di cui si prevalse troppo, e fu suo danno. Nel pubblico e generale credenza che egli abbia voluto morire e che il Pinto sia stato costretto a tal passo. 

Noi non abbiamo fatto che raccogliere la pubblica voce : la giustizia farà il resto.

(Il Popolano N. 13 del 8 luglio 1888)

Il Popolano n. 14 del 14 luglio 1888

L'acqua potabile
Nel precedente numero di questo giornaletto fra le cose nostre, si legge: « E dell'acqua? Si sono spese tante decine di migliaia di lire per soffrire la sete, quando più si sente il bisogno di bere ».

È questo l'eco della moltitudine che grida sempre ad ogni innovazione, anche quando è della più evidente utilità, ed il Popolano ha fatto bene richiamarvi l'attenzione di chi ci amministra. A noi, che piace di essere giusti, con tutti ed in ogni cosa, preme far sparire un pregiudizio che è contrario ai fatti.

Non è esatto il dire, che, con la nuova opera sia diminuita la quantità dell'acqua, anzi è l'opposto. Nei nuovi tubi non solo è immessa tutta l'acqua che era nell'antico condotto, ma si è aumentata con allacciarvi altre tre sorgive. Tutti potrebbero convincersi della realtà di questo fatto, se si portassero ad esaminare le sorgive.

Non è esatto il dire che nella Città è diminuita l'acqua, per convincersi basta ricordare che in Corigliano vi erano sei fontanine, ed oggi ve ne sono 28, se non siamo in errore, oltre di 20 case particolari che ne sono provviste, e di due luoghi pubblici che ne sono forniti a sufficienza, il Ginnasio ed il Palazzo Municipale.

Da questi fatti si può concludere, che l'acqua non solo è aumentata, ma è stata più abbondantemente divisa per tutto il paese, con immenso vantaggio della pubblica e privata igiene.

Ma abbiamo detto, che bisogna esser giusti, e per esser tali è necessario dire che l'acqua non è sufficiente ai bisogni della Città. Questa insufficienza non deve attribuirsi ai nuovi tubi, ma alla quantità della tradizionale acqua condotta da S. Francesco in Città, e la ragione è semplicissima ed evidentissima.

L'acqua che S. Francesco condusse in Città e che si diceva abbondante, era in relazione alla popolazione, ed al limitato uso che se ne faceva. Allora, la popolazione di Corigliano non era che di sei o sette mila abitanti ; oggi supera i 15 mila. Allora l'acqua si credeva un elemento nemico alla salute, e se ne faceva pochissimo uso; oggi si è compreso che l'acqua è elemento indispensabile alla salute ed al ben essere dell'uomo, e se ne fa maggior consumo negli usi domestici; è ragionevole quindi, che quel volume d'acqua, il quale era abbondante per sei o sette mila persone che poco ne usavano, non può essere sufficiente a 15 mila che ne usano più abbondantemente.

Non deve dunque dirsi che l'acqua è diminuita, per non offendere la verità, ma deve dirsi, l'acqua non è più sufficiente per l'aumentata popolatone e per l'aumentato uso. Quindi invece di maledire la nuova condotta delle acque, sarebbe più giusto e ragionevole fare voti ai nostri amministratori, che sia aumentata la quantità dell'acqua. Ciò non  sarebbe difficile, né dispendioso.

Si dice, che vi sia un progetto d'allacciare tre sorgive, quella di Sciollaletto, l'altra di Carrone, ed in fine quella del signor Milano, e lo spesato ammonterebbe a 10 o 12 mila lire. Che ciò si faccia subito, sia perché l'attuale amministrazione col suo saper fare, potrebbe facilmente superare le difficoltà che potrebbero nascere dal diritto di proprietà; sia perche 10 o 15 ed anche 20 mila Lire non produrrebbero la rovina del Bilancio comunale, tanto più che la Casa Golla farebbe i lavori subito, e la somma si potrebbe pagare a rate.

Noi concludendo, diciamo invece di gridare sarebbe molto meglio far voti all'amministrazione, e spingerla con quella forza che pubblica opinione si chiama, ad aumentare il volume delle acque con allacciare le tre sorgive; allora la città sarebbe abbondantemente fornita di acqua per i bisogni presenti e futuri, e l'attuale amministrazione ne avrebbe i meritati elogi.  (Dott. Luigi Patari)

(Il Popolano n° 14 del 14 luglio 1888)

Il Popolano n. 15 del 5 agosto 1888

Il Popolano n. 16 del 23 agosto 1888

Il Popolano n. 17 del 6 settembre 1888

Il Popolano n. 18 del 17 settembre 1888

Il Popolano n. 19 del 5 ottobre 1888

Il Popolano n. 20 del 21 ottobre 1888

Il Popolano n. 21 del 5 novembre 1888

Cose Demaniali

Finalmente si è dato il possesso delle quote della terza e recentissima suddivisione di questi demani, sfuggiti alle precedenti del 1863 e 1882. L'assegno ne fu fatto dal perito agronomo sig. Duca da Cassano all'Ionio il quale ci si assicura aver fatto il dover suo con esattezza, non essendovi stata per quanto ne sappiamo alcuna lamentanza. Ma con ciò son soddisfatte le brame della misera gente? No, certamente, perché pochi sono stati soddisfatti in confronto della gran massa di concorrenti, dugento circa contro duemila!

(Il Popolano n° 21 del 5 novembre 1888)

Il Popolano n. 22 del 30 novembre 1888

Scuole Elementari
Martedì, sei, si apriranno le nostre scuole elementari, delle quali i padri di famiglia dovrebbero meglio profittare per la educazione ed istruzione dei loro figli. La scuola femminile è assai poco frequentala: le alunne non raggiungono la settantina in tutte le sei classi, mentre le obbligate crediamo oltrepassino le trecento!

Bando ai pregiudizi, o madri di famiglia, e mandate, mandate le vostre figlie alla pubblica scuola, ove, istruendosi, acquistano anche più gentilezza di modi.                                                             

A proposito di scuole crediamo utile per il pubblico accennare le innovazioni che col nuovo anno scolastico saranno adottate nelle scuole elementari. Esse riguardano specialmente i programmi, uniformi per tutto il regno, e la divisione in cinque classi, invece di quattro. Con ciò non si è venuto però ad aggravare di un centesimo l'erario comunale, mentre non si tratta che di un mutamento di nome ed il quinto maestro sarà quello stesso della quarta; il quarto quello della terza, e così di seguito, denominandosi seconda la sezione superiore della prima classe. Non è così pei programmi, essendosi in essi rese obbligatorie alcune materie che prima non lo erano; quindi un aumento di lavoro pei maestri, di cui, se non altri, saranno lor grati il pubblico e i proprii alunni.

 

Solidarietà

Quando nel passato agosto fu rubato l'asino, nella propria stalla, a Giuseppe Dima, ad iniziativa di questo Sig. Cocola Giovanni erasi aperta una sottoscrizione per venire in soccorso del povero Dima, e fargli comperare un altro asino.

Dopo qualche tempo, l'asino derubato fu rinvenuto ed i ladri assicurati alla giustizia. Il Cocola allora sospese la colletta, ma avendo già raccolte lire 32,40, pensò interpretare il volere degli offerenti, dandole tutte allo stesso Dima, il quale era stato per circa un mese senza lavoro.

L'opera filantropica del Sig. Cocola è degna di molta lode.

 

Omicidi

Un terzo omicidio abbiamo a deplorare in quattro mesi! La sera del 2, per semplice quistione di cinque lire, Leonardo Fiore tira un colpo di coltello a Pietro De Angelis che, producendo lesione negl'intestini, cagionava morte del ferito dopo soli due giorni.

(Il Popolano n° 22 del 30 novembre 1888)

Il Popolano n. 23 del 2 dicembre 1888

Il Popolano n. 24 del 23 dicembre 1888

Cose Nostre

Dicesi approvato dalla Deputazione provinciale il prestito deliberato dal nostro Consiglio comunale per provvedere ai bisogni del prossimo Bilancio. Se con esso si arriverà a portare l’assestamento nelle finanze del Comune, sarà tanto di guadagnato, e noi, di fronte alla necessità, siamo con coloro che preferiscono il prestito ai balzelli, perché vediamo che i cittadini tutti lottano colla miseria, ed a volerli aggravare di nuovi pesi, sarebbe lo stesso che annientarli.

Si guardino però i signori che reggono le sorti del nostro Comune, di far servire il prestito all’attuale far bisogno, senza pensare allo squilibrio del futuro.

Guai a noi se ogni due anni si abbia a fare un debito di duecento mila lire!

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A proposito del Bilancio comunale, ci si assicura che sarebbe volere dell’autorità superiore che il Comune, dovendo ricorrere a prestiti, esaurisca tutta la Via crucis delle imposte ed attui specialmente il focatico.

Ci piace apprendere però che la Giunta e, crediamo, anche il Consiglio siano di contrario avviso, e speriamo che l’Autorità governativa desista dal suo proposito. Una volta si diceva che l’applicazione delle imposte, anche in miti proporzioni, era necessaria per avvezzare i popoli ai carichi dello Stato. Ora ne abbiamo tanto di questo ben di Dio, che sarebbe improvvido pensare ad altro.

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È qualche giorno che si parlò di un furto di qualche rilievo consumato nell’Albergo La Stella di questa città, in danno del Sig. Cufone di Vaccarizzo, da persona sconosciuta che dormiva nella stessa camera.

Non sappiamo però quali indagini le Autorità ne abbiamo assunte

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Persona degna di fede ci assicura di non esser vero, come altri volle asserire, che questa Commissione carceraria non adempia al suo dovere. Essa invece à visitato più volte le carceri e sottomesso al Sig. Sindaco le risultanze della visita.

(Il Popolano n° 24 del 23 dicembre 1888)