PRESENTAZIONE

Gentilissimo lettore, è con grande piacere che mi appresto a presentarti i racconti su alcune botteghe di una volta della mia città: Corigliano Calabro.

Prima, però, consentimi di ringraziare alcune persone che mi hanno offerto la loro preziosa collaborazione. Tra queste, in primis, gli autori dei racconti e le famiglie che mi hanno fornito importanti notizie sulle botteghe dei loro cari. Poi, un grazie di cuore al carissimo Preside Franco Caravetta e all’amico collega Enzo Cumino, che mi hanno seguito con dedizione, dandomi ottimi consigli, come i maestri fanno con i propri discepoli. Grazie, e mille volte ancora grazie a voi tutti.

Passo adesso, brevemente, alla presentazione di questa raccolta di racconti. La puntuale ed analitica prefazione di Enzo Cumino, nonché la bella ed evocativa pagina introduttiva di Franco Caravetta “Quando i negozi si chiamavano putighi” avviano il lettore alla “scoperta” dei cinquantaquattro racconti, inseriti nel presente volume.

Si inizia dall’estrema periferia della mia città, cioè da via Margherita, e si prosegue per le altre strade principali. Fanno eccezione solo due racconti, il primo e l’ultimo, riguardanti due attività commerciali della mia famiglia: una sala di biliardi e il bar Ariella.

Sono i racconti della memoria. Frammenti scritti più con il cuore che con la penna, per rievocare la magia del tempo antico e rivivere il quotidiano dei nostri padri, che in queste botteghe hanno riposto il vero senso della loro vita.

I tavolini disadorni dove si giocava a carte fino a sera, il fragrante profumo delle caldarroste, la malia dolce delle corone di fichi secchi, il grido atono dei venditori occasionali, l’incanto di una melodia scaturita da un vecchio jukebox, il susseguirsi dei colpi di martello dei maniscalchi e, ancora, le numerose porte di legno a battente delle botteghe che ogni mattina si aprivano sotto lo sguardo disincantato del Castello…

Ecco! Tutto questo abbiamo raccontato, rendendo omaggio a chi ha dedicato un’intera vita alla famiglia e al lavoro, come mia madre, ultraottantenne, che ha continuato con le sue poche forze e col dolore nel cuore per le perdite dei suoi cari, a lavorare con dignità e onestà, nascondendo ai nostri occhi il suo stato, spesso, di stanchezza.

A lei, a mio padre, a mio fratello Giorgio e a tutti i commercianti e gli artigiani menzionati in questi racconti, interpretando il sentimento degli altri autori, che hanno accettato il mio invito a raccontare le storie dei loro cari, una sola e semplice parola: Grazie.

Grazie ai nostri padri che ci hanno insegnato, con i loro sacrifici e il loro attaccamento al lavoro, a vivere nel rispetto degli altri e a farci apprezzare le cose umili e semplici della vita.

Prima di concludere, al caro lettore voglio manifestare non una semplice e vaga promessa, ma una certezza: a questa prima raccolta seguirà sicuramente un secondo volume, a cui sto già lavorando, nella piena consapevolezza di dover colmare qualche lacuna che un panorama lavorativo così vasto e variegato ha inevitabilmente comportato, nonché di fare cosa gradita ed utile alla comunità a cui appartengo e in cui quotidianamente opero.

Perciò, buona lettura e... a presto.

 

 

Giovanni Scorzafave