Correva l'anno 1890

Il Popolano n.1 del 7 gennaio 1890

E’ Passato!

Come tanti, è pur passato il 1889 che, nato fra i rumori di guerra, si è così bene barcamenato da morire senza veder tirare in Europa un colpo solo di cannone, di quei cannoni ben inteso, che apportano lo squallore e la morte, e che mietono le vite di tanti giovani baldi e valorosi. Sì, la guerra è una gran brutta cosa; i suoi mali fanno giustamente inorridire e nessuna delle potenze, benché si guardino in cagnesco, vuole assumere la grave responsabilità di provocarla.

L'Italia pertanto ha avuto il tempo di migliorare i suoi armamenti, di consolidare le sue relazioni internazionali, di compiere a sua impresa civilizzatrice in Africa, ove, con la prudente direzione del Baldissera, si sono ottenuti successi inaspettati.

Memorabile sarà poi nella storia il 1889 pei viaggi imperiali e reali durante il suo corso compiuti. Ed una speciale importanza merita fra essi quello del nostro Sovrano a Berlino, ove si ebbe simpatica, festosa, inusitata accoglienza.

E, nell'interno, al 1889 spetta ancor la gloria di aver compiuto le due grandi riforme del Codice penale e della Legge com. e prov. che bastano da sole a rendere degna di lode l'opera legislativa del nostro Parlamento e massime dei Ministri Crispi e Zanardelli che, con il loro persistente volere, le han portato a compimento.

E, per non dire dei grandi principi scientifici incarnati nel nuovo Codice penale, come non ritener lodevole la chiamata dei Comuni del regno ad una vita nuova per autonomia, con l'allargamento del suffragio, la garantia del voto, la nomina del Sindaco ed altre libertà non prima godute?

Ed i frutti ne sarebbero stati più benefici nella vita amministrativa del nostro popolo se ovunque il partito che aveva in mano il potere non avesse adoperato tutti mezzi per non farselo sfuggire di mano.

Ciò avvenne anche fra noi, ed è ancor fresco il ricordo della lotta combattuta fra gli aristocratici ed i popolani, dalla quale questi ultimi ne uscirono, se non vincitori, neanco sconfìtti.

E di quanta utilità sia stata l'entrata di un gruppo di popolani nel Consiglio del Comune non vi è chi nol vegga.

Poiché sarà esso di vigile controllo alla maggioranza; manterrà viva la discussione degli affari che interessano il paese, e desterà nell’animo dei cittadini l'amore per la cosa pubblica.

Che se a questi pochi non è dato di migliorare fin da ora la condizione finanziaria del Comune, pur troppo malandata, saranno almeno oppositori risoluti di ogni inutile spesa.

Il 1889 fu quindi proficuo, sotto l'aspetto amministrativo, alla nostra città; e se il Comune durante il trascorso anno si ingolfò in un positivo dissesto, da lasciare all'anno che incomincia un assai triste eredità di debiti e di tasse, confidiamo che possa presto sorgere un astro più fulgido apportatore di più lieto avvenire.

Spettò anche all’89 il veder compiuto il pareggiamento del nostro Ginnasio Garopoli, pareggiamento da tanti anni aspettato e mai ottenuto. Ora però è una realtà e i padri di famiglia ne sono contenti e pienamente contenti pei vantaggi che seco apporta tale pareggiamento per gli esami di licenza.

Facciamo voti che il ’90 consolidi e perfezioni l’opera dell’89, rendendo più rigogliosa la vita del nostro istituto.

                                                       

La profumeria

Raccomandiamo al nuovo incaricato della pulizia urbana quei tali luoghi, di cui ci siamo altre volte occupati, dove la profumeria si vende a buon mercato.

Abbiamo visto che lui se ne occupò in Consiglio, chiedendo i fondi per provvedere a tale inconveniente; ma una qualche cosa si può fare anche con una maggiore sorveglianza delle guardie. Così potrebbesi, per esempio, impedir che nei pressi di S. Francesco, luogo ameno e di passeggio, la profumeria non si esponga prima di annottare.

Lo speriamo

                                                        

E’ giusto?
Non sappiamo con quali criteri sia stato compilato il ruolo per gli esercizi e rivendite, e specialmente quello pei cani, perché sentiamo molte lagnanze.

Una povera donna che vende solo un pò di olio in propria casa, si obbliga a pagare come chi à una bottega al pubblico; un esercente che lucra tanto, quanto spende, si tassa in egual modo del più ricco bazar!

È giusto?

                                                        

Il fotografo Spadola
Trovasi tuttavia in questa nostra città il bravo Fotografo Sig. F. Spadola che lavora nel Convento Riformati.

Coloro che non hanno ancora una fotografia o che non l'ànno buona, vadano subito dal Sig. Spadola e ne usciranno contenti.

 

Spesso abbiamo inteso parecchi lamentarsi per la mancanza della fotografia di un caro estinto; ed ora perché non profittare di sì bella occasione?

                                                       

I monelli

Un desolante spettacolo ci attrista da parecchio tempo.

Una povera pazza è fatta segno alle persecuzioni ed alle contumelie più strazianti. L'altro giorno un centinaio di monelli le dava la baia, schiamazzondole dietro. Ai fischi tennero dietro le pietre, e la disgraziata per poco non fu lapidata.

Fa maggior peso il considerare che questi atti ferocemente inumani si compirono nel luogo più popolato della città nella strada Principe Umberto.

Se le autorità competenti non possono provvedere a che la mentecatta sia ricoverata in un ospizio, curino almeno, a mezzo delle guardie municipali, che i monelli non aggiungessero alla tormentata nuovi tormenti.

Questi segni di civiltà per altro non sono nuovi nella nostra città, ed in mezzo alla generale indifferenza, spesso,vecchi cadenti sono usi a ricevere trattamenti simili alla povera demente.

                                                       

TEATRO

Da più anni non si era più vista qui una compagnia di comici, per l'ostacolo massimo della mancanza di un teatro, non solo, ma di un locale che ne avesse potuto tener le veci. Ricordiamo che i nostri filodrammatici, nei tempi della R. Delegazione, ne aveano messo su uno che, piccolo quanto un corridoio del Convento S. Francesco, pur soddiffaceva ad un piccol bisogno della nostra gioventù. Ma.... anche quel misero teatrino subì le conseguenze della politica interna, e il partito trionfante nelle nostre elezioni generali ammin: del 1886 ordinò la sua demolizione in odium auctoris!

Ora, non uno, ma tutti quei corridoi sono occupati, ed in che modo, ma pur si tace e si permette!...

Intanto una compagnia è venuta e, non potendo nulla sperare dal Municipio, si è adattata a teatro un basso, bastantamente grande, dei Sig. Dragosei, in prossimità della piazza dei popolo. 

Confidiamo che il nostro pubblico, sempre gentile e benefico, vorrà col suo intervento aiutare questi poveri artisti, che sono piuttosto bravi ed han fatto non poche spese per venire fra noi.

(Il Popolano n° 1 del 7 gennaio 1890)

Il Popolano n. 2 del 22 gennaio 1890

La morte del principe Amedeo

Per le 3 p. m. del 20 volgente era indetta una riunione del nostro Consiglio. Aperta la seduta, il Sindaco con accento commosso, annunziò la grave perdita fatta dalla Italia per la morte immatura del valoroso Principe Amedeo dell'augusta e benemerita Casa regnante.

Fece quindi dar lettura della comunicazione avutane dal Sottoprefetto del Circondario ed un telegramma di condoglianza da lui spedito al Presidente dei Ministri, e propose di sospendere la seduta in segno di lutto.

L'Assessore Attanasio commemorò degnamente l'illustre Estinto e propose di farsi solenne funerale nella chiesa S. Antonio.

A lui si associò con bello e sentite parole il Cons. De Rosis, facendo specialmente rifulgere le virtù democratiche dell'augusto Principe.

Le proposte furono unanimamente approvate, e la seduta fu sciolta in mezzo ad una generale commozione.

(Fu anche superiormente disposta la chiusura, per tre giorni, delle nostre scuole ginnasiali ed elementari.)

(Il Popolano n° 2 del 22 gennaio 1890)

Il Popolano n. 3 del 4 febbraio 1890

Cerimonia funebre per il principe Amedeo di Savoia

A cura del nostro Municipio furono ieri celebrate solenni funebre esequie per il compianto Amedeo di Savoia nella chiesa di S. Antonio. Era questa convenientemente parata a gran lutto : nel mezzo sorgeva il catafalco sormontato da un feretro con elmo da guerriero e adorno di trofei, bandiere e ceri. Alla mesta cerimonia intervennero le scuole elementari, il Ginnasio, la brigata dei Carabinieri, le autorità e capi di uffici pubblici della città, nonché il Sottoprefetto del Circondario col suo Segretario, il Delegato Capo e il Tenente dei Carabinieri.

Tutti convennero prima al palazzo municipale; di là verso le 10.30 si cominciò a sfilare : precedevano le scuole, poi il Ginnasio, il corpo municipale con le rispettive bandiere, indi le autorità e cittadini di ogni gradazione.

Giunti in chiesa si principiò l’ufficio divino e fu cantata la messa; dopo la quale si lesse un forbito e dotto discorso del Prof. Serao, Direttore del nostro Ginnasio; altro dal Sig. Attanasio ed un terzo dal Dott. Luigi Patari, tutti commemorando degnamente le virtù dell’illustre estinto.

Dopo di ciò impartivasi dal Rev. Arciprete Bruno la benedizione del catafalco con la quale chiudevasi la dolorosa cerimonia, lasciando in tutti un mesto ricordo di un Principe che avea  cuore veramente italiano e democratico.

                                                      
Resurrexit

L’Angelo nero dell’Apocalisse diè fiato alle trombe, essendosi avvicinato il giorno del giudizio universale, ed ecco risorgere dall’avello, ove erasi sepolta da parecchio tempo, la nostra consorella, e, rivestita delle sue misere carni, venir nonpertanto baldanzosa a chiederci conto di quello che era avvenuto durante la sua morte.

Rispondiamo all'invito, benché le rauche trombe dell'Angelo esterminatore, guaste ed avariate, gli facciano sprecare inutilmente tempo e fiato. Venghiamo ai fatti.

L'Apologista dell'attuale ordine di cose, che ridusse i rappresentanti del Comune al miserando spettacolo di assistere a fatti nuovi negli annali amministrativi, al pignoramento cioè, per debiti, dei tavoli da scrittoio degli impiegati, perchè ha labile la memoria, per quando crede fiammeggiante la punta della sua spada, ha dimenticato che, allorquando il R.Commissario lasciò questa città, eravi un supero attivo di circa 30 mila lire, che lui medesimo, in grazia dell'assestamento finanziario, si riprometteva nella fine dell'anno in corso, un supero nella cassa Comunale di L. 175,490,07.

Dovrebbe ricordarsi che, da quando fu creato il nuovo consiglio con elementi di ordine nella lotta titannica dell'ottobre 1886, che eliminò gli elementi di disordine, il potere venuto in mano degli attuali amministratori, cominciò lo sperperò del pubblico danaro e da quell'epoca fin'oggi il debito del nostro comune si è fatto di molte centinaia di migliaia di lire. Abbiamo dunque il diritto di domandare chi ci ridusse a tanta miseria?

Da quando partì il R.Commissario, lasciando nella cassa del Comune lire 30 mila non è stata sempre l'attuale amministrazione al potere? Qual'uso fece delle sopradette 30 mila lire?

Perché spesele non seppe sistemare i bilanci?

Chi dunque può tendere le insinuazioni del poeta Cesareo?

La piccola falange di opposizione accennò nelle prime tornate del Consiglio di voler discutere l'andamento generale finanziario, riprovando le mezze misure, i ripieghi ed i mezzi termini messi in campo per tanti anni, onde menare innanzi una vita amministrativa grama ed indecorosa per una città come la nostra, ma non disertò il campo per vigliaccheria, che è la nota caratteristica dei cavalieri dalla triste figura, e se spesso usò un linguaggio temperato lo fece per carità di patria.

Ora il guanto di sfida gittato dall'apologista del disordine finanziario è stato e sarà raccolto da coloro che fanno parte della minoranza, che dal 1886 fin oggi, in tutte le elezioni politiche e amministrative, seppero per la prima volta, dopo secoli di servaggio, far palpitare il cuore del popolo del santo amore di libertà e di indipendenze, mentre i profanatori del tempio, scossi di tanto ardimento, cosparso il crine di cenere, proni innanzi agli Idoli implorano dall'altissimo la remissione dei peccati...

Si cessi una buona volta d'ingiuriare un popolo generoso col quale finora si fece troppo a fidanza.

La maggioranza del Consiglio non si lasci trascinare nell'abisso scavato da coloro che hanno di mira il sentimento dell'orgoglio personale e non il bene del paese nel non voler confessare i propri peccati e nel voler sostenere in pieno meriggio che le finanze del Comune nulla lasciano a desiderare, che ogni cittadino senza distinzione di colore è sotto l'usbergo della legge e che giammai astio personale od altra passione turbò un solo istante gli animi dei magistrati amministrativi.

Voi, confratello, per altro dissimpegnate bene il vostro ufficio. Per moltissimi anni aveste il mal governo della cosa pubblica e perciò tutto vi deve esser lecito per eternarlo nelle vostre mani per i secoli dei secoli. Però i tempi son mutati e muteranno giorno per giorno; quindi colla vostra propaganda, a base di venti e di tempeste, non arriverete a crearvi proseliti e più la vostra penna si intingerà nel fiele, maggiore sarà il biasimo che eleveranno contro di voi i veri amici della patria e della verità. (uno della Minoranza)

                                                      

Al Municipio

Il 28 dello scaduto mese si tenne una riunione del nostro Consiglio, per la trattazione di vari affari.

In essi erano prevalenti i Maestri elementari.

Infatti, per essi una nomina a vita, due pareri per il conseguimento del certificato di lodevole servizio ed una loro istanza per il pagamento degli stipendi. I primi tre oggetti ebbero un esito favorevole, quantunque il Martire, per la sua nomina a vita, avesse incontrato la solita forte opposizione della maggioranza. Più fortunato furono le Maestre Pellegrini e Laporta per il Certificato di lodevole servizio, avendo avuto quasi la unanimità dei votanti. Il sesso gentile è sempre il più ben veduto!!

Combattuta e molto fu la istanza dei Maestri per esser pagati mensilmente e puntualmente dall'Esattore. Il domandare di esser pagati, dopo tre mesi di fatiche, fu dal Consigliere Garetti L. qualificato per soverchia esigenza! E perché non dire troppo esigente il Comune che manda due volte al giorno un inserviente a sorvegliare l'entrata alla scuola e a contarne i minuti?

Ma via! siate meno biliosi e più giust!

Questa discussione riscaldò alquanto gli animi, ma la burasca scoppiò, quando si passò ad altra proposta del Cons. Garetti L. per la ricerca delle cause prossime e remote dell'attuale dissesto finanziario del Comune.

Il Sindaco riteneva assorbita tale proposta dalle precedenti discussioni e dall'esposizione finanziaria fatta dall'Assessore Cimino.

Così non la pensarono alcuni altri, ed insistendovi il Dragosei e lo Spezzano, dal Garetti furon profferite delle parole poche parlamentari, alle quale lo Spezzano rispose energicamente. Ed avendo costui rincarato la dose sull'attuale andamento dell'Amministrazione, l'assessore Cimino riaccennò le cause del dissesto che devesi, secondo lui, attribuire al mancato prestito di L.119 mila. E nel calore della discussione dichiarò di voler dare le sue dimissioni, essendo per lui un grave sacrifizio il prender parte all'amministrazione del Comune.

Il De Rosis poi disse: bisogna che il Garetti dichiari se mantiene la sua proposta o se la ritiri, poiché, nel primo caso, la discussione sarà inevitabile. Ed avendo dichiarato il Garetti di mantenerla si rimandò ad altra seduta.

Si passò quindi allo esame del Regolamento interno del nostro Ginnasio; se ne cominciò la lettura, ma, visto che trattavasi di cosa troppo lunga e seccante, il Consiglio purtroppo seccato, cercò di levarselo di su le spalle, rinviandolo ad una speciale seduta.  (Gino)

                                                      

Fotografia

Il bravo fotografo sig. Francesco Spadola, che si tratterrà in questa nostra città qualche altro giorno, ha esposto in Piazza del Popolo delle fotografie di una perfezione insuperabile. Ve ne sono parecchie di nostri concittadini e non vi è chi a vederle grandemente non le ammiri per la bellezza e somiglianza.

Esortiamo perciò coloro che vogliono avere una loro fotografia nella famiglia, per spedirla ad un parente o ad un amico lontano, a profittare di quest’ottimo artista, che fra non molto lascerà Corigliano, e chi sa quando si avrà una così buona occasione.

(Il Popolano n° 3 del 4 febbraio 1890)

Il Popolano n. 4 del 19 febbraio 1890

La neve

Si è invocato la neve per aver poi un po' di sole, ma la neve è venuta a visitarci fino in città, e il sole?... il sole si è ermeticamente chiuso, e non si lascia vedere. Ci volea proprio questo tempo uggioso per completare l'opera d'un carnevale passato senza infamia e senza lode. Vi è tanta gente che soffre, e le cui sofferenze si accrescono per la mancanza di lavoro!

                                                      

L'influenza

L'influenza ha fatto la sua comparsa anche fra noi, e vi perdura.

È generalmente benigna, ma non mancano dei casi di susseguente bronchite e polmonite. E ciò anche con delle giornate belle da primavera avuta in gennaio!

Bisogna perciò stare bene in guardia ora che l'inverno sembra voler riprendere il suo rigore.

                                                       

Mancata convocazione Consiglio Comunale

Malgrado l'urgenza non è stato più convocato questo Consiglio come erasi detto per lo esame ed approvazione del regolamento interno del nostro Ginnasio.

                                                       

Il prestito delle 20.000 lire

Ed il prestito delle venti mila, che si fece vedere così prossimo a contrarsi, lo si è o no conchiuso?

Crediamo di no, perché i lamenti di coloro, che servono il comune da quattro mesi senza esser pagati, sembra che non siano punto cessati.

                                                        

Pignoramenti

Quel Sig. Greco, che fece i lavori del nostro Camposanto, ha fatto procedere ad altri sequestri presso terzi in danno del nostro Comune.

(Il Popolano n° 4 del 19 febbraio 1890)

Il Popolano n. 5 del 4 marzo 1890

Reclamo elettorale

La Giunta amministrativa di Cosenza, facendo ragione al reclamo elettorale sporto da questo Signor Francesco Amato, ha già annullata la elezione a Consigliere del Sacerdote Ciollaro Stefano della maggioranza, proclamando in sua vece lo stesso Amato, appartenente alla minoranza del Consiglio.

Sebbene un pò tardi, è sempre una bella soddisfazione.

 

Bilancio approvato

Dicesi approvato il Bilancio del nostro Comune per l'esercizio 1889, pel quale erasi prodotto ricorso in Consiglio di Stato. Sembra che siano stato in esso mantenute la tassa focatico ed altre tasse volute dalla Giunta Amministrativa.

 

Squillibri

Continua intanto nel Comune il più grande squilibrio finanziario. I Maestri elementari che non vengono pagati da quattro mesi, e gli altri impiegati e dipendenti ne risentono le  tristi conseguenze.

Ma è possibile perdurare in tale disordine? E le Autorità cosa fanno? Non veggono uno dei primi Comuni della provincia caduto in tanta rovina?

Poveri noi!
A tutto questo squilibrio, checché se ne dica, àn non poco contribuito le molte spese di liti sostenute ingiustamente dal Comune come fra le altre quelle del Greco e del De Gaudio, per la multa delle 87 mila lire, già perduta anche in Cassazione.

II danno intanto è della cittadinanza, sottoposta perciò a tante imposte!

 

Abuso forestale

Sentiamo parlare di un gravo abuso forestale, avvenuto nello assegno di qualche centinaio di alberi venduti dal Comune. Se ne sarebbero tagliati circa altri settanta non compresi nel contratto ed in luogo vincolato.

Assumeremo migliori informazioni.

 

Omicidio

Domenica scorsa il falegname De Natale si bisticciava, per pochi soldi in Piazza del popolo con tal Saverio Orlando. Dopo pochi istanti costui raccontava l'accaduto al figlio Luigi, e si vuole lo avesse incitato a vendicarlo.

Il Figliò infatti corso a raggiungere il De Natale e gli vibrava due colpi di coltello al ventre. Il povero ferito corse egli stesso dal Dott. Spezzano per essere medicato, ma nelle scale di quel palazzo restava cadavere.

Fu subito arrestato il Saverio Orlando; il figlio uccisore non ancora si è costituito.

(Il Popolano n° 5 del 4 marzo 1890)

Il Popolano n. 6 del 18 marzo 1890

I Maestri esigenti!

Sono per scorrere cinque mesi che ai nostri Maestri elementari non viene corrisposto lo stipendio, eppure vi fu chi disse che i Maestri sono troppo esigenti! perché non vedendosi mai pagati regolarmente, ad evitare ogni possibile attrito con le autorità municipali, si eran fatti a domandare che venissero pagati dall'Esattore fondiario, a norma della vigente legge!

Non sappiamo se colui che diede ai Maestri questa taccia, abbia mutato di pensare; ma certo chiunque sente un attrasso simile di pagamento, protratto per cinque mesi, conviene della ragionevolezza dei reclami. 

I Maestri hanno le loro necessità come ogni altro individuo, hanno famiglie da sostenere, tasse da pagare, impegni da compiere. Ebbene, nessuno si cura dei loro guai; il più cinico indifferentismo impera nel Palazzo municipale, e si lasciano circondati da mille bisogni. Ma manca il danaro, ne conveniamo; però sembra che tale mancanza sia assoluta pei soli maestri e per pochi altri, e i pagamenti che si vogliono fare si fanno. Vorremmo convincere il pubblico e le Autorità superiori, enumerando tutt'i mandati che si son tratti da Gennaio in avanti, ma non vogliamo addentrarci nelle segrete cose. Non si parli però contro i maestri; né si dia loro la croce e che possano rivolgere i loro reclami fino al Ministro della Pubblica Istruzione. Il torto è del Comune, e maggior torto delle Autorità superiori che sui loro reclami non hanno impartito sollecitamente i provvedimenti di legge.

                                                      

Monopolio dei mulini?

Si parla, e con insistenza, nel pubblico, di un nuovo monopolio che si starebbe organizzando a fine di aumentare la paga che si da ai mugnai per la sfarinatura dei cereali, riunendo in una mano sola tutti i mulini.

Si riteneva che, dopo l'istallazione, di un mulino a vapore per opera di questo Sig. Barone Compagna, il tempo della cosi detta comunaglia fosse finito. Ma sembra non sia così, quantunque, ora più che prima potrebbe entrarci un pò il Codice penale.

Noi confidiamo che la cosa non fosse vera, e che non si voglia arrecare maggior danno alla povera gente. Ve n'è tanta della miseria!

                                                     

La carne vaccina

Lamentavasi anche generalmente la scarsezza e la cattiva qualità della carne; ma sabato scorso abbiamo visto all'impensata due beccarie provviste di carne vaccina. Dio benedetto, esclamammo allora, ed è pur vero d'essersi avuta finalmente la manna dal cielo?! Allora, uno che mi era vicino mi zufolò all'orecchio: Questo è l'effetto delle cento lire, che l'altro giorno, in mezzo a tanta penuria, il Comune regalò ai macellai.

E sia; ma che la carne buona non manchi per tutti, e se non tutti possono comprarsi la vaccina, che non si proibisca la vendita contemporanea della carne di castrato e di agnello.

                                                     

Il prestito

Si son mandati due plenipotenziari municipali a Cosenza per trattare del famoso prestito delle venti mila lire, di cui sempre si parla per tenere a bada i creditori. Non sappiamo se vi siano riusciti. Ma che sarà in mezzo a tanti guai?! Una goccia d'acqua nell'immensità dell'oceano!

E più tempo passa, e più il male si aggrava.

(Il Popolano n° 6 del 18 marzo 1890)

Il Popolano n. 8 del 23 aprile 1890

Gli stipendiati del Comune

Gli stipendiati del Comune possono, secondo ci viene assicurato, aprire il cuore alla speranza di essere pagati, perché l’Amministrazione ha provveduto o sta per provvedere i fondi necessari.

Poveretti! Ve ne sono alcuni non pagati da sei mesi ed hanno ben ragione di lamentarsi.

Ma che si fa? Manca il denaro!!

Speriamo che la speranza si realizzi presto.

 

Una rissa

Una grave rissa avveniva il giorno 2 corrente che poteva avere assai più gravi conseguenze. 

Due fratelli Catanzaro da una parte e tre Lazzarano dall’altra. Si combattè accanitamente e ne uscirono quasi tutti malconci e feriti, qual più, qual meno, Le ferite non hanno però avuto la gravità che dapprima davano, e tutti sono in via di guarigione

(Il Popolano n° 8 del 23 aprile 1890)

Il Popolano n. 9 del 7 maggio 1890

Il Popolano n. 10 del 18 maggio 1890

Il Popolo n. 11 del 6 giugno 1890

Festa dello statuto (Unità d’Italia)

Con l’intervento delle scuole elementari, del ginnasio e delle autorità civili e militari si celebrò da noi la festa dello statuto che tanti gloriosi avvenimenti richiama nella mente ed al cuore di ogni buon cittadino. Allietato dagli armoniosi suoni della nostra Musica Popolare, il corteo si portava dal palazzo municipale alla chiesa di San Francesco, ove, con la consueta solennità, si cantava l’inno ambrosiano, e poscia, con lo stesso ordine, si ritornava al municipio.

 

Un inaspettato temporale 

Un inaspettato temporale avemmo il 22 dello scorso maggio. La pioggia grossa ed abbondante, cominciava verso le 8 p.m. durò tutta la notte. L’atmosfera si mostrava molto carica di elettricità; i lampi e i tuoni si succedevano a brevi intervalli; un fulmine, caduto nel fabbricato delle nostre carceri, privava di vita il detenuto Arena Natale, ed atri due ne lasciava lievemente lesi. Si temevano gravi danni ai semenzati ed agli uliveti in fiore, ma sembra che non siano stati tali, mentre benefica deve ritenersi la copiosa pioggia

 

L’oculista prof. Biagio Longo

E’ tra noi il bravo oculista Prof. Biagio Longo da Trani. Si tratterrà pochi giorni e chi avesse bisogno dell’opera sua lo troverà sempre nella Locanda Stella.

(Il Popolano n° 11 del 6 giugno 1890)

Il Popolano n. 12 del 20 giugno 1890

Il Popolano n. 13 del 5 luglio 1890

Il nostro Ginnasio

Un altro paio di settimane ed il nostro ginnasio resterà novellamente chiuso per le vacanze autunnali; con quali speranze sarà riaperto in ottobre? Questa domanda fu spontanea l’anno passato, quando, dopo aver ottenuto il pareggiamento e dopo sistemato l’andamento dell’istituto,peravasi e con sicurezza in un centinaio e più di convittori. Intanto alla riapertura le previsioni liete fallirono, l’istituto per poco non restò sopraffatto così che quest’anno si è dovuti andar rifacendo ciò che si era perduto. Pazienza, ma chi dura vince e sono così le cose del mondo e le avversità fortificano lo spirito.

Quale sia stato in quest’anno il profitto degli studi lo diranno gli esami che ci auguriamo anche migliori che non l’anno passato. Lo stato del convitto si è avvantaggiato dell’opera e dell’accortezza del rettore, così che per vitto e per disciplina nulla più si ha a desiderare. Il rettore attuale ha compìto ciò che noi incominciammo soltanto, ma non per la pluralità delle occupazioni non potemmo mandare a termine; né di lui sarebbe sufficienti le lodi meritandole tutte, giacché egli è persuaso di vivere in mezzo ai convittori come alle persone della sua famiglia. Pare quindi che essendo regolati gli studi e nulla mancando da parte  dell’amministrazione del comune e quella del convitto, possiamo augurarci propizio proprio il nuovo anno scolastico.

(Il popolano n° 13 del 5 luglio 1890)

Il Popolano n. 14 del 12 luglio 1890

Elezioni Amministrative

ELETTORI!

Domani le urne vi attendono per la rinnovazione del quinto del nostro Consiglio, e noi confidiamo che dall'urna esca un verdetto che confermi la vostra libertà di voto, la vostra indipendenza di carattere.

Non è la nostra una quistione di persone, ma di sistema. Gli uomini che dal 1886 sono al potere, per quanto rispettabili come cittadini, si son mostrati cattivi amministratori della cosa pubblica, ed il più fiorente comune della provincia, ora è il più rovinato fra tutti per le dissestate sue finanze!

Vorrete voi permettere che le cose continuano ad andare, come sono andate finora?

Non vogliamo mai crederlo; e certo voi userete di sì nobile ed importante dritto con tutta rettitudine e coscienza, scrivendo sulla scheda i nomi di coloro che andranno risoluti ad accrescere il numero di quei pochi che ora sono in Consiglio a rappresentare il vero partito popolare.

Elettori,

Non pubblichiamo nomi per lasciarvi maggior libertà nella scelta; guardatevi però dai traditori, dai voltafaccia e di coloro che vengono a stringervi la mano solo quando han bisogno del vostro voto.

Meglio di noi conoscete chi vi è amico e chi vi è nemico.

All'urna, dunque, coraggiosi e compatti, e la vittoria sarà indubbiamente nostra.

(Il Popolano n° 14 del 12 luglio 1890)

Il Popolano n. 15 del 2 agosto 1890


Il Popolano n. 16 del 21 aogosto 1890


Il Popolano n. 17 del 6 settembre 1890


Supplemento al n. 17 del 6 settembre 1890


Il Popolano n. 18 del 18 settembre 1890


Il Popolano n. 19 del 9 ottobre 1890


Il Popolano n. 20 del 28 ottobre 1890


Al Municipio: la catastrofe

Seduta del 18 ottobre. Sono presenti 22 consiglieri, compreso il Sindaco e sono: P. Garetti, F. Adimari, P. Cimino, G. Mollo, B. Bombini, A. De Tommaso, G. Minico, L. Garetti, G. Fino, F. Cilento, L. Bruno, V. Terzi, G. Servidio, E. Spezzano, S. Stabile, F. Amato, L. Patari, G. Attanasio, G. Policastri, B. Bomparola, F. Oraziani, V. Varcare. Il Sindaco dichiara aperta la seduta e legge l'ordine del giorno che tratta la nomina del Sindaco e dell'amministrazione comunale. Bisogna premettere che qualche consigliere, per evitare al comune un grave dispendio e l'umiliazione di un R. Commissario, patriotticamente si era dato attorno per mettere innanzi la candidatura a sindaco dell'egregio avvocato sig. Gaetano Attanasio. Buona parte di coloro che portarono il Comune sull'orlo dell'abisso... si mostravano più degli altri compiaciuti della buona scelta. Quando si fece la distribuzione delle cartelle per iscriverci il nome del candidato, si rammentarono però che lasciare il potere nelle mani di persone che solo per carità patria accettavano la triste eredità... significava rinunziare alle gioie del potere, ed attirando nella loro orbita pochi altri consiglieri sconsigliati o non scrissero nulla o scrissero altri nomi... Così il consigliere Attanasio riportò 12 voti. Sei schede rimasero bianche e 4 andarono perdute con diversi nomi. Il consigliere Attanasio seduta stante si dimise. 

(Il Popolano n° 20 del 28 ottobre 1890)

Il Popolano n. 21 del 5 maggio 1890

Crisi Municipale

Pochi giorni or sono correva voce che la crisi Municipale si sarebbe scongiurata con la nomina del nuovo sindaco e della nuova amministrazione. La speranza carezzata per pochi istanti si risolse in un amaro disinganno. Noi, che le tante volte trattammo il delicato argomento, ora non intendiamo di caricar troppo le fosche tinte del quadro spaventevole che ci sta dinnanzi, né vogliamo usare le lenti d'ingrandimento per mettere in maggior luce e proporzione le persone che vi sono dipinte. Però sentiamo il debito di pubblicisti di dare a ciascuno il posto che gli spetta, essendo pur sicuri di raccogliere odii e rancori dagli avversarii.

Ciò premesso ci domandiamo quanto altro tempo dovrà durare lo stato precario del nostro Municipio?

A dire il vero chiunque si fosse trovato nelle condizioni dei dimessi amministratori avrebbe dovuto per debito di cortesia, o pur di dovere (se sta meglio detto così) fin da quando molti consiglieri reclamavano di saper nettamente a quanto ascendeva il debito fluttuante del Comune, dare la maggiore pubblicità ad un reso-conto minuto, coscenzioso e dettagliato. Invero, chi può dire quali siano i mandati tratti e non pagati? quali siano i mandati che avrebbero dovuto essere fatti e non lo furono? quali le spese straordinarie per cui molti avvocati debbono essere compensati dell'opera loro? quali le somme ingenti che si son fatte o si faranno liquidare gli avvocati vincitori? quali gli esiti e gli introiti generali? A questi quesiti non si è voluto rispondere ed il silenzio è stato severamente condannato dal paese, riprovando con segni non dubbii gli amministratori che il pubblico denaro consideravano come cosa propria, adoperandolo come meglio credettero e vollero. Frattanto le opere principali sono dannate a dissolversi. Le strade Marina e Montagna senza ghiaia e senza altre piccole riparazioni, saranno, coi rigori della stagione, perfettamente distratte. Del pari le strade interne sdrucite ad ogni pie' sospinta. Lo stesso può dirsi degli edifici comunali, Riforma, Ospizio, Angelo ecc., ecc., ove l'Angelo della desolazione e dell'esterminio pare vi sia passato lasciando tracce indelebili. Né può dirsi che l'abnegazione dei signori governanti che disertarono nei momenti del pericolo il posto sfruttato in tanti anni di mal governo, debba esser tenuto a calcolo per perdonar loro le gravi colpe commesse; poiché se vera abnegazione avessero avuto, quando una maggioranza di due terzi del Consiglio era con loro, non avrebbero dovuto abbandonare gli oneri del potere sol perché ora costa un prezzo assai caro e sarebbe costato ancor dippiù allorché, sia col prestito, sia senza, i contribuenti avrebbero dovuto esser frustati a sangue colle nuove imposte e con i nuovi balzelli, oramai divenuti una necessità ineluttabile. Altro che abnegazione!!!

Né giova il dire che il baratro delle finanze comunali si aprì innanzi ai loro piedi quando inopinatamente meno se l'aspettavano; imperocché un enorme disavanzo di moltissime migliaia di lire erasi già formato fin dai principii del decorso anno, e non fa certo, né opera patriottica, né di buoni amministratori il nasconderlo.

Si volle adunque, a furia di espedienti, tirare innanzi e non dire chiaramente al paese che bisognava avere il coraggio di sottostare a nuovi balzelli. E così, per una falsa strada che portava al fallimento, si volle circondare la vecchia amministrazione di un'aureola di popolarità ancor più falsa.

Per provare ciò basta riflettere che se il consiglio fosse stato chiamato a tempo per covrire il disavanzo, i creditori, con le nuove tasse si sarebbero pagati a tempo opportuno, ed ora il comune non avrebbe raddoppiato per capitali, interessi, spese e compensi di avvocati il suo dare. Ma qui, come per i tempi passati, pochi debbono essere gl'illuminati, pochissimi debbono avere in mano il mestolo della gran pignatta municipale, e senza tema di essere smentiti, possiamo affermare che, non solo nessuno dei consiglieri, ma neppure tutti i signori dell'amministrazione comunale, sono in grado di sapere quanto è nell'attualità il fabbisogno del comune.

Non ci resta adunque che far voti all'altissimo di sù ed all'altissimo di giù, acciò si scongiurino a questo disgraziato paese guai maggiori con i nuovi provvedimenti che saranno adottati.

 

Scioglimento Consiglio Comunale

Siamo tuttavia in piena crisi municipale. Lo scioglimento del Consiglio non si è potuto evitare, e si dice prossima la venuta del R. Delegato Straordinario. Se questo, come si dice, sarà un alto impiegato governativo, ci auguriamo che lo cose del nostro Comune possano ritornare presto nel loro stato normale.

 

Fiera di Schiavonia

Si è tenuta in questi giorni la solita Fiera nella nostra marina Schiiavonia. È riuscita poco animata attesa la scarsezza di danaro in tutte le classi. Non vi sono però mancati i compratori di voti, essendo quello un campo propizio per gli adenti elettorali.

 

Apertura scuole

Ieri, 4, si riaprirono le nostre scuole elementari. Raccomandiamo perciò, come facemmo ogni anno, ai padri di famiglia di mandare i loro figli a scuola, sapendo di quanta utilità sia pei figli del popolo un pò d'istruzione.

(Il Popolano n° 21 del 5 novembre 1890)

Il Popolano n. 22 del 14 novembre 1890

La crisi municipale ed i suoi effetti

I giorni passano e le condizioni morali e materiali del nostro Comune non mutano.

Si disse prossimo lo scioglimento del Consiglio, prossima quindi la venuta del R. Delegato Strardinario, ma nulla ancor si vede!

Or domandiamo noi al Sig. Prefetto della Provincia. Permette Ella che uno dei più importanti comuni resti più a lungo in questo stato di patente dissoluzione, senza pensare che degl'interessi gravi vengono danneggiati dal ritardo dei necessari provvedimenti?

E primo tra questi è il nuovo appalto dei dazii di consumo pel quinquennio 1891-95.

Una prima commissione, nominata per prepararne il capitolato, si dimise senza far nulla; un'altra ne venne nominata e riteniamo non se ne sia neanco occupata. L'amministrazione dimissionaria sembra che non si dia più alcun pensiero di questo importantissimo affare, e certo di questo passo si arriverà alla fine dell'anno, senza che si sia nulla concluso, e il nuovo appalto si farà alle peggiori condizioni, per non esservi più tempo di studiare con ponderazione le cose.

Se l'attuale amministrazione avesse avuto per la cosa pubblica un maggiore affetto, pria di dimettersi, ed anche dopo, avrebbe dovuto provvedere a che fosse in qualche modo assicurato questo rilevante cespite, almeno mercé la formazione del capitolato di appalto.

Ma agli interessi veri del paese non ci si è pensato mai.

E per continuar sui dazii, ora che ci siamo, ne vedemmo andar in vigore successivamente diversi, e primo, sa non erriamo, un aumento di 40 cent. ad ettol. sulla sfarinazione dei grani, poi i dazii sul ferro, sul baccalà, sui latticini, sugli olii e sugli ulivi.

L'esazione di tutti questi nuovi aggravi pei cittadini si è affidata, non sappiamo se per effetto del primitivo contratto, allo stesso appaltatore, cedendo a favore di costui il quinto dell'introito.

Or domandiamo noi: Con quali mezzi l’Amministrazione si è fatta ad accertare il vero introito di questi dazii postumi? Certo mi si risponderà. A mezzo dei bullettarii. Escludendo la possibile fallacia di siffatti bullettarii, pur noi siamo sicuri che neanco essi si sono osservati, essendo proverbiale la buona fede dei nostri amministratori in fatto di dazi.

Nè questa buona fede, o meglio negligenza, è e fu privilegio della sola Amministrazione. Anche il Consiglio vi ha la sua parte, poiché nessuno dei suoi componenti aprì mai bocca por chieder conto di questi fatti in tanto squilibri o finanziario. Ed era veramente doloroso l'udire pel passato tante discussioni inutili, mentre gl'interessi veri del paese si lasciano incurati.

Potremmo toccare altri rami d'interesse comunale, ma vediamo essere mutile l'occuparsene in questo deplorevole periodo che attraversiamo.

Abbiamo voluto parlare dei dazii, come quelli che più da vicino toccano le finanze del Comune, formando anzi di esse la parte più saliente.

Ci auguriamo che questi nostri suggerimenti trovino ascolto presso gli attuali Amministratori e le Autorità che vegliar debbono alla tutela degli interessi del Comune  (Enoc)

(Il Popolano n° 22 del 14 novembre 1890)

Il Popolano n. 24 del 7 dicembre 1890

Il Sindaco dimissionario

Ora che l’Illust. Sig. Prefetto si ha tolto di mano il grave compito delle elezioni generali, vogliamo sperare che volga un po’ lo sguardo allo stato infelice in cui versa questo nostro Comune, per importanza non secondo ad alcun altro della provincia.

Il Sindaco e la Giunta da oltre due mesi dimissionari non prendano più alcun serio interesse alla cosa pubblica.

II Consiglio, in parte anch'esso dimissionario, non viene più convocato. Quindi non bilancio pel nuovo esercizio, non capitolato pel nuovo appalto dei dazii; non provvedimenti pel pagamento dei debiti, mentre i creditori finiscono di rovinare il Comune con molteplici esecuzioni, e così via una sequela d'inconvenienti gravissimi e di rovine.

Pare al Sig. Prefetto che questo rovinoso stato deve ancor durare?

 

Successo del nostro collegio elettorale
Il nostro collegio, nelle ultime elezioni politiche si è distinto, forse fra tutti, col mandare alla Camera quattro deputati nuovi su cinque.

E’ da notarsi anche l'importanza della elezione dell'On. Casini, candidato democratico, la quale entusiasmò queste popolazioni.

Qui, in Corigliano, la sera del 24, dopo accertato il risultato, s'improvvisò una dimostrazione con musica e fiaccolata, la quale percorse le principali vie della città fra gli evviva all’On. Casini.

Possa questo risveglio esser preludio di migliore avvenire.

 

La strada Acri-Corigliano

E’ ricomparsa in questi giorni la cancrenosa piaga della strada Acri-Corigliano, con gli stessi inconvenienti, gli stessi guai. Si mandano gli avvisi per l'annuale prestazione d'opera. Ebbene tali avvisi o non si consegnano affatto, o lo sono cinque, sei, otto giorni dopo quello fissato per la prestazione del lavoro. E poi, volendo un contribuente prestare l'opera sua, non trova sulla strada alcun lavoro in esecuzione! A che dunque mandare questi avvisi? Per aggiungere agli altri guai anche lo scherno? Meglio risparmiarsi l'incomodo.

I contribuenti hanno però tutta la ragione par rifiutare il pagamento in danaro, quando, senza loro colpa, furon messi nella impossibilità di  prestar l'opera in natura.

 

Il Camposanto
Richiamiamo l'attenzione dell'Assessore del ramo sul modo come è tenuto il nostro Camposanto. Quello è luogo sacro alla memoria degli estinti, non arca di Noè, ove vanno a pascolare tutte le specie di animali, guastando anche le aiuole che circondano le tombe.

Lo spiazzo poi ove è l’entrata è un vero porcile, guastato dal grugno dei maiali e dai medesimi sporcato. E’ questa forse decenza e pulitezza?

Sappiamo pure che il custode si allontana dal cimitero molto allo spesso. Son cose che vanno tutte queste? Se non si provvede ritorneremo sull'argomento per dire altro. 

 

Dum Roma consulitur, saguntum expugnatur

Siamo già ai primi giorni del dicembre e frattanto si dorme il sonno dei giusti, dopo l'ultima oramai famosa tornata del nostro Consiglio Comunale del 19 ottobre ultimo.

Il Commissario tanto invocato dovrà forse venire dall'Abissinia? o forse le navi pavesate a festa che dovranno portarlo in questi ignoti lidi dovranno ancora esser costrutte?

Forse il Presidente dei Ministri, cui pare un giuochetto la politica estera, e della politica interna ne fa pallottole abbastanza grosse, e che pure fa ingoiare ai stomaci sofferenti  di trenta milioni d'Italiani, ancora non avrà trovato l'uomo adatto alla circostanza.

Chi sa da quanti giorni il Consiglio dei Ministri è affatigato a risolvere il nostro problema?

Ma dum …? questa città di 15 mila abitanti deve tollerare lo scorno di esser messa al bando delle leggi?

Ma se il provvedimento richiesto dai salvatori della patria colla venuta di un Commissario si doveva prolungare col discapito del decoro dell'intero Consiglio, e specialmente del Sindaco ed Amministrazione comunale per lunghissimo tempo, perché il Consiglio si sciolse di fatto e con arbitrio inaudito non si indissero le sedute autunnali?

Perché si volle strozzare la nostra vita municipale a cui tanta parte deve avere il cittadino gravato da impossibili balzelli?

Abbiamo voluto chiamare in casa nostra un padrone, perché ancora le staffilate son  retaggio dei nostri avi, perché in questa città siamo abituati a situare su un piedistallo d'oro molti Dei Priapi, ma bisogna ricordarsi che un manipolo di giovani ardimentosi, ed insofferenti di servaggio, ben presto innalzerà non il vessillo della rivolta, ma quello della libertà bene intesa e colla fiaccola dell'intelletto confinerà nelle tenebri i pipistrelli ben pasciuti.

Intelligenti pauca!! 

(Il Popolano n° 24 del 7 dicembre 1890)