Correva l'anno 1918

Il Popolano n. 9 e 10 del 27 marzo 1918

Il Popolano n. 11 e 12 del 14 aprile 1918


Il Popolano n. 29 e 30 del 19 settembre 1918

Il Popolano n. 35 e 36 del 16 novembre 1918


Il Popolano n. 37 e 38 del 18 dicembre 1918


SALVE!

 Salve, o magnanime e giovane Re, che tutto te stesso consacrasti con virile entusiasmo al Paese, seguendo gli esempi e le tradizioni della tua nobile Casa! Salve, o magnanimo e giovane Re, che, nella prova ultima e decisiva che doveva congiungere la gesta nuova a quelle antiche, volesti essere e fosti primo soldato dell'indipendenza, e per 38 lunghi mesi, sui campi di battaglia, desti sempre prova di coraggio e di fermezza, mai disperando, mai dubitando, forte della fede nei destini d'Italia, incitando alla lotta e al sacrificio, sicuro nella vittoria, che su la nuova Roma sfolgora la sua chioma divina!

 Salve, o Armando Diaz, che, nobile campione del valore italico, degno figlio della bella Partenope, con l'occhio d'aquila e il cuor di leone, sapesti essere la personificazione viva del- l'energia del popolo italiano nel momento più bello e decisivo della sua storia! Salve ; o intrepido Duce, a cui il Piave ricanta il peana della gloria, e che con saggezza di consiglio e guida illuminata, sapesti accendere di nuovo coraggio le truppe per arginare la rotta, dovuta non a viltà delle nostre armi, ma ai tenebrosi intrighi del nemico, e con ponderata manovra, dopo un anno appena, sapesti lavare l'onta, e scompigliare e fugare l'odiato nemico, e fare sventolare a Trieste e a Trento il santo Tricolore !

 Salve o Vittorio Emanuele Orlando, forte tempra di giureconsulto e di uomo politico, che sapesti rialzare il prestigio della Nazione, risollevandone lo spirito depresso, e rafforzandone le virtù morali, che i vigliacchi di dentro avevano minate per gettare l'Italia nuovamente in braccio allo straniero! Salve, o taciturno Sonnino, nobile e sdegnoso nell'alta missione, che tenesti sempre fisso lo sguardo ed il cuore alle sante rivendicazioni nazionali e mai piegatisi alle intimidazioni delle nostre potenti nemiche, ora prostrate ai nostri piedi e imploranti pietà!

 Salve, o Antonio Salandra, primo ministro della rinata fortuna italica, che dall'alto del Campidoglio proclamasti i nuovi destini della Patria!

 Salvete, o voi , gloriosi soldati d'Italia, che, sempre sprezzanti della morte, sapeste rinnovare, contro un nemico cento volte più numeroso e agguerrito, i prodigi del genio latino, e tra canti della vittoria e il rombo del cannone, sapeste chiudere l'immensa epopea della Patria!

 Salvete, voi, o morti, che la nostra giovinezza immolaste alla santa causa e cadeste vittime del gran sogno, ora avverato!

 Il nostro cuore è con voi, oggi soprattutto, ad offrirvi, con i palpiti più sentiti, il fiore del ricordo e del rimpianto!

 Salvete, o voi, eroici fratelli mutilati, che la gloria baciò , e che la patria, riconoscente, innalza il piedistallo della Vittoria nella pura luce della civiltà.

 Salute a te, grande popolo italiano, che dai palazzi e dai casolari sapesti dire la parola d'amore di fede e resistenza ai combattenti e sapesti soffrire lottare e vincere da forte!

 Salute a te, grande popolo italiano, che vegliasti sulle famiglie dei gloriosi figli lontani, pugnanti per il trionfo della Giustizia, e che ora li attendi ansioso per imprimere sulle loro fronti il bacio dell'amore paterno e per incoronarli del meritato alloro!

(Il Popolano n° 35-36 del 16 novembre 1918)

[Il 16 Novembre 1918 per la fine della 1 guerra mondiale si celebra una festa di ringraziamento]

Festa di S. Francesco

Dopo la festa patriottica, Corigliano ha voluto celebrare la festa di ringraziamento al suo patrono S. Francesco.

La sera di sabato, 16 novembre, la musica da piazza Vittorio Emanuele si recò, suonando per la città, nella chiesa del Santo, ove si celebrò il Te Deum. Prima della benedizione, il Preposito Vulcano, che funzionava, fece un patriottico fervorino inneggiando al Re, ai Comandanti l'esercito e l'armata, ai nostri soldati che col coraggio, col valore, avevano finalmente abbattuto il nostro secolare nemico. Il fervorino fu spesse volte applaudito.

Nelle prime ore di domenica, e malgrado il tempo nuvoloso e alquanto freddo, la musichetta cittadina, riorganizzata alla meglio dal nostro Direttore sig. Dragosei, al suono dell'inno reale, si recò a portare il primo saluto al Santo Protettore di Corigliano.

La città si andava rianimando a poco a poco come nelle grandi solennità; e quando, verso le 10, la musica - che sempre suscita entusiasmo nei cuori di tutti - risalì verso la Chiesa del Santo, una folla immensa si riversò in Piazza Plebiscito e poi nella Chiesa per assistere alla messa di ringraziamento.

La chiesa era parata a festa, tutta ornata di bandiere d'ogni grandezza. Il Santo era adornato e contornato dai vivaci tricolori, che facevano esultare di gioia ogni cittadino che non avesse l'animo abietto e la coscienza venduta.

Verso le ore 11, uscì la processione del santo, preceduta dalle confraternite, dalla musica, dal clero, dai parroci e da cento e cento bandiere. Le strade erano tappezzate da drappi di seta di vari colori, che facevano un effetto magnifico, e per tutte le finestre erano bandiere d'ogni dimensione. Chi non aveva potuto averne una dai colori nazionali, aveva appuntato ad un'asta, ad una canna, uno scialle bianco con dei nastri rossi e verdi; altri avevano unito un fazzoletto bianco ed uno rosso con un nastro verde, ed altri uno verde ed uno bianco con nastro rosso. Si vedevano di tanto in tanto anche delle bandiere americane, inglesi e francesi.

Un immenso popolo seguiva la statua del Santo, che parea sorridesse di tenera compiacenza per la fine della terribile carneficina.

La processione, scesa dalla via San Francesco, percorse piazza del Popolo, via Roma, villa Margherita, gradoni Sant'Antonio, largo Costantinopoli, via L. Palma, corso Principe Umberto, piazza Vittorio Emanuele, via Orefici, piazza Cavour, via Toscano, via Capalbo, via Giudecca, via Garopoli, corso Garibaldi. Arrivati a piazza Plebiscito, si portò la statua sullo spiazzale e si fece, come al solito, la benedizione al mare e alle campagne. Rientrati in chiesa verso le ore 13, si cantò un solenne Te Deum e con la benedizione ebbe termine la emozionante e patriottica festa.

Vada il nostro plauso al Cappellano sac. Antonio De Rose e alla Commissione della festa, specie al nostro amico Alfonso Quintieri, il quale, pur essendo in procinto di tornare in Albania, dove presta servizio militare, aveva tutto ordinato perché alla festa non mancasse la dovuta solennità.

Così Corigliano ha voluto dimostrare al suo Santo Protettore la sua viva riconoscenza per la grazia ricevuta.

(Il Popolano N°37-38 del 18 dicembre 1918)