PRESENTAZIONE

 

Gentilissimo amico lettore, nonché attento e paziente compagno di viaggio, finalmente ci siamo. Con questo volume, il quinto, prendendo in prestito una mia precedente metafora, credo di aver raggiunto la cima più alta del monte della mia memoria, circa le botteghe di una volta nella città di Corigliano. Un monte particolare, costituito da rocce, una accanto all’altra, raggiungibili da sentieri diversi, a simboleggiare quei luoghi e quei percorsi, ove i nostri padri – con sacrifici e tenacia – tergendo il sudore della fronte, con le mani stanche e spesso callose di lavoro, hanno consumato molte ore della loro vita, contribuendo, con la forza dell’umiltà, a fare grande la nostra amata terra.

Non è stata una scalata facile. Tutt’altro. È stata molto difficile per il percorso impervio e difficoltoso, fatto quasi sempre in piena consapevole solitudine, senza alcun compagno di cordata.

Quante volte, su questo silenzioso monte, che si inerpica sopra le nuvole, salendo verso il cielo scarlatto di nuove aurore, ho ascoltato solo l’eco della mia voce! Gli amici, che avevano iniziato con me a scalare questo monte, raggiungendo le prime rocce, ben presto, abbandonando la piccozza della memoria, quasi tutti ritornavano al frastuono quotidiano della città, ma questo l’avevo messo in conto.

Per tale motivo, con la voglia di raggiungere altre rocce, non mi sono lasciato prendere da quel sentimento interiore che crea un vuoto profondo dentro l’anima, né dalla paura, quando sentivo cedere un po’ l’imbragatura, mentre sotto i piedi il terreno iniziava a scricchiolare.

Per fortuna, grazie ai robusti chiodi, cunei, viti e moschettoni, che i miei genitori, quando vivevano nella ricchezza della povertà, mi avevano consegnato al bisogno, tutto ha retto. Così, ho superato ogni difficoltà, placando, talvolta, la sete dei ricordi all’improvvisa apparizione di sorgenti, simili a quelle dove mia madre riempiva di acque fresche e limpide le pesanti vecchie brocche di argilla.

Certo. Avrei potuto fare di più: salire ancora più in alto, oltre le nuvole, dove il sorriso del sole è ancora più raggiante. Sarebbe stato bello raggiungere altre rocce, ma il rischio di diventare un altro superbo figlio di Dedalo mi ha convinto a porre fine a questo viaggio meraviglioso dei ricordi. 

Ecco, caro amico, perché, oggi, cedo ad altri il testimone della memoria per tenere aperte le altre poche porte di botteghe, affinché il tempo non disperda nel vento dell’oblio i profumi di quei luoghi dove l’orologio del tempo scandiva lentamente le sue ore.

Pertanto, da domani, inizierò a scendere a valle, seguendo, però, altri sentieri, nella speranza che questi mi facciano scorgere altre rocce, forse più modeste delle precedenti, ma che, con lo stesso orgoglio, hanno contribuito al progresso e alla civiltà della nostra città. Se la mia memoria vacillerà, farò di tutto per ricordare queste ultime botteghe anche col semplice nome, per tenerle, insieme alle altre, nell’angolino più recondito, ma non meno prezioso, del mio e del tuo cuore.

Ora, dopo questo lungo cammino sulla strada della memoria, non mi resta che salutarti e ringraziarti per avermi accompagnato in questa preziosa, minuta ed affabulante avventura. A te ora lascio il testimone, affinché le future generazioni e la stessa storia attingano da questa fonte ricca di vita e di memoria ciò che è giusto resti di noi, delle nostre radici e della nostra indole di gente del sud che sa essere paziente, laboriosa, puntigliosa forse, ma orgogliosa di aver onorato questa terra con la sacralità del lavoro e del rispetto di chiunque vi abbia vissuto e di aver amato questo nostro  immenso mare con la saggezza del giusto, mai depredandolo dei suoi tesori, ma accogliendo con gratitudine i suoi doni.

La nostra è una realtà piccola rispetto ad altre, ma non per questo meno feconda. Siamo una popolazione che vive in un territorio sospeso tra le prime propaggini della Sila e il mare che offrì approdo alla civiltà Greca, la più evoluta dell’antichità; gente che accoglie, che dona con generosità, che non lascia mai solo nessuno, noi siamo gente che non dimentica mai il passato, perché solo guardando il passato avremo la certezza del futuro! 

Buona lettura! 

 

 

Giovanni Scorzafave