Correva l'anno 1893

Il Popolano n° 2 del 18 gennaio 1893

Il Popolano n° 16 del 21 agosto 1893

Festa di S. Francesco
La solita festa del nostro Protettore, nel 25 corrente, sarà per riuscire assai splendida, per le buone intenzioni dimostrate dal nuovo rettore, Sac. Guzzamio, il quale ha dato già prova del suo zelo nella passata solennità del 2.

E per la buona riuscita della festa ci affida la scelta della Commissione, la quale gareggerà di zelo, perché tutto risponda all’aspettazione del numeroso pubblico, che suole concorrervi anche dai paesi vicini.

Nei tre giorni che precedono la festa vi sarà una bellissima illuminazione alla veneziana lungo la via di S. Francesco, sparo di mortaletti e fiaccolate : la sera del 25 un fuoco artificiale.

Il distinto sacro oratore Rev. Giuseppe Cardone, che verrà, per la ricorrenza, da Napoli, oltre del panegirico, predicherà ogni sera a cominciare da quella del 22.

(Il Popolano N. 8 del 17 aprile 1893)

L'Arciprete

Finalmente il giorno 27 corrente avremo il nuovo Arciprete, nella matrice Chiesa di S. Maria maggiore, di questa Città. Il Reverendo Arciprete veramente si è fatto precedere da una rèclame con un crescendo meraviglioso, degno di migliore causa. Che egli abbia inondato la Città con autografi che danno ufficialmente la lieta novella,che quanto prima sarà fra noi, nulla di male, come non abbiamo a ridire su la rèclame che in mille modi diversi si è fatta.

Se dunque l'arciprete à fatto suonare tante gran casse e tanti tromboni, per avvertire, le anime timorate di Dio del suo trionfale ingresso, nulla di straordinario — Ma un poco più di modestia sarebbe stata ancora meglio. Perché si è fatto — e si sta facendo — tanto baccano per allarmare l’Autorità politica, per chi sa quale rivoluzione sociale sarebbe scoppiata il giorno del suo arrivo in questa città — o per dipingere questa come fra le più barbare, incivili ed inospitali terre del Mondo conosciuto.

Che il nuovo arciprete fosse inquinato dal peccato di origine, è fuori di ogni dubbio, e se per fare dimenticare il peccato originario, e per riabilitarsi presso chi non pensa e non ragiona, ha messo in ballo l'Autorità politica; ciò è, è malissimo; e questa ha fatto arci male, arci malissimo — ci si permetta una franca parola-— a dare tanta importanza ai reclami dell'Arciprete, e di chi lo protegge e lo spinge avanti; perché essa Autorità, almeno dovrebbe sapere, che nulla di reale esiste di quanto gli stato esposto; e se l'Autorità ha in cima dei suoi pensieri l'ordine pubblico e la tranquillità dei cittadini, tanta premura, tanto zelo deve riserbarlo per quanto fra poco diremo.

Se poi l'Arciprete — ed i suoi protettori — hanno creduto discreditare questa Città, ogni uomo che sente l'amor di patria,e che rispetta il luogo ove ha respirato la prima aura di vita con noi deve protestare, per ricacciar loro in gola l'iniquo insulto.

Il Reverendo Arciprete senta una leale o franca parola, che forse fin'ora non à inteso, né sentirà per l'avvenire.

Corigliano Calabro non diciamo che è l'unica e sola città, ma è fra le prime per ospitalità, per amore e per i riguardi, con i quali accoglie tutti quelli che dimorano fra le sua mura. Migliaia d’impiegati che qui furono,e quanti ora ve ne sono, non ci faranno mentire. Anzi se in Corigliano Calabro vi è colpa, vi si trova quella sola di avere ecceduto in benevolenza, alla quale non sì è risposto convenientemente.

Se l'Arciprete viene fra noi come un gentiluomo culto e civile, viva sicuro che fra noi ritroverà educazione e civiltà da superare la sua. Se mostra velleità opposte, si astenga dal venire, perché qui troverà tale e tanta gente da farlo stare a dovere.

Se poi l'Arciprete verrà per adempiere alla nobile missione cui chiamato, avrà senza dubbio degli'ammiratori fra i mangiamoccoli e i baciapiedi,come ne avrà altri che gli saranno indifferenti, ed altri più culti che gli saranno indifferentissimi; perchè il loro ideale sarebbe quello di avere un prete come Antonio Tosea o un Arciprete come il Canenea, o un Primicerio come Marco Cimino, che seppero accoppiare nella loro nobile missione l'amore di patria alla venerazione di Dio.

In ogni caso l’Arciprete tenga ben fisso in mente,che viene fra noi per predicare la parola di Cristo tutto amore e carità, in forza della quale parola deve rispettare la pace delle famiglie nelle quali nulla ha da vedere: nè deve seminare zizzania fra il popolo, o seminarvi altre malerbe — Se questi casi, per sventura, si verificassero, allora sarebbe opportuno che l'Autorità politica mostrasse lo zelo e la premura che or mostra per fatti insussistenti, mentre allora sarebbe davvero compromesso l'ordine pubblico.

Crediamo aver parlato chiaro per essere intesi da tutti.
(Il Popolano N. 14 del 22 luglio 1893)

Giovinastri
La sera del 9 corrente, parecchi giovinastri, dopo aver bevuto forse al di là del giusto, andarono a forzare la porta di una botteguccia di un certo Longo Giovanni, mezzo scemo, che mena vita solitaria e stentata.

Entrati, vuolsi che abbiano tentato di abusare turpemente dell'infelice, e, non essendovi riusciti, lo bastonarono ben bene, e dopo avergli involate L. 2,65, batterono la ritirala.

La mattina seguente fu rapportato il fatto a questo Delegato di P.S. il quale col suo solito zelo procedette allo arresto di 5 di quei ragazzacci, mentre altri due sono latitanti. 

Anche per questo fatto ci compiacciamo col bravo sig. Buongermini, il quale, nel brève tempo che è tra noi, ha saputo mostrarsi non solo giusto e solerle funzionario, ma distinto e garbalo gentiluomo.
(Il Popolano n. 14 dl 22 luglio 1983)

Ginnasio-Pareggiato Garopoli

Siamo lieti poter annunciare che il nostro Istituto va sempre più acquistando quell'importanza e quel buon nome, che sono nei desiderii di tutti i buoni, nelle aspirazioni di questa On. Rappresentanza Comunale. Non sogliamo contar miracoli, e perciò citiamo pochi fatti, che confermano la nostra asserzione.

E’ giocoforza notare, anzitutto, il numero crescente di alunni, che, da due anni in quà, accorrano in questo Istituto: circa 80 furono, quest'anno, i soli convittori, e si ha per certo che, l'anno venturo, il numero crescerà. Notevole, poi, è il rifiorire del nostro Ginnasio, sin per la disciplina interna, sia per la diligenza degli insegnanti, sin per la piena regolarità di lutti gli atti che riguardano il governo di esso : tanto che senza esageratone può affermarsi che nel ginnasio Garopoli nulla lascia a desiderare — Oltre a ciò, come conseguenza della disciplina interna, della perizia didattica e dello zelo degl'insegnanti, giova notare il soddisfacente profitto degli alunni. Gli esami di promozione, nella sessione dello scorso luglio, diedero lodevole risultato, perciò pochi furono gli alunni , rimandati, e molti gli approvati con lusinghiera votazione. Ma gli esami di licenza sono  riusciti davvero splendidi: di undici candidati nove ottennero il diploma, e dei due rimandati uno dovrà ripetere la sola prova di lingua francese.

 Ad incoraggiamento ed esempio della scolaresca, ci pare un dovere registrare qui i nomi dei licenziati. Essi sono: Leonetti Francesco, con una votazione di 9/10 in media; Capalbo Francesco con una votazione di circa 8/10; Cavalieri Francesco; Tassone Luciano; Liotti Francesco; Quiintieri Tommnso; Tapparella Francesco; Tartarico Vincenzo; De Marco Vincenzo.

Tale risultalo acquista maggiore importanza, se si consideri quello ottenuto dagli altri istituti della provincia, perché in essi la maggior parie degli alunni fallirono nelle prove degli esami testè chiusi. Possiamo adunque con piena soddisfazione di amor cittadino trarre i migliori auspicii per l'avvenir del nostro Ginnasio, e additare alla pubblica stima l'opera energica ed indefessa del Rettore Calabrese, dei professori tutti, e, specialmente del Direttore Vlnaccl e del professori Leoni e  Stramezzi, alle cure indefesse dei quali è dovuto lo splendido risultato degli esami di licenza.

Siamo d'altra parte certi che i signori padri di famiglia non dubiteranno un istante a collocare nel Ginnasio Garopoli i loro figliuoli; perché con piena lealtà possiamo assicurare che non avranno a pentirsene: il nostro Istituto nulla ha da invidiare ai migliori di questa e delle vicine provincie. 

(Il Popolano N. 16 del 21 agosto 1893)

Una caduta da cavallo
Nelle ore pomeridiane del 10 volgente l'On. Senatore Francesco Compagna, mentre  cavalcava lungo stradone che dà accesso all’antico Castello, la cavalla stizzita, lo sbalza di là del muro che cinge detto stradone, facendolo cadere nella sottoposta villa.

Il Baroncino che, anche lui a cavallo, stava vicino al padre, vedendo costui sparire nel vuoto diè un alto grido di spavento, e quel grido si ripercorse nell'animo di quanti gli erano dappresso e poi si diffuse nei più remoti siti della città.

Il Guardaporta ed altri che si trovavano su luogo,in un subito scesero nella villa, ma per buona ventura l'illustre Senatore era del tutto illeso.

Quando l'accaduto fu noto nella città si vide un accorrere frettoloso di gente di'ogni gradazione a congratularsi dello scampato pericolo.

E per esternare, in modo più solenne, il generale contento per la sua incolumità, fu tosto organizzata un’imponentissima manifestazione, che, preceduta dalla musica cittadina, si recava a salutarlo nel Castello.

L’egregio Barone poi, in compagnia del suo primogenito, e seguito dall’anzidetta dimostrazione, si recava alla chiesa de nostro Patrono S. Francesco, ove venivano rese solenni preci di ringraziamenti all’Altissimo.

La buona e affettuosa Baronessa, che con la gentile figlia Antonietta era andata a ringraziare la Madonna di Schiavonia, ritornata appena, si portava anch’essa, coi figli a prender parte alla lieta e commovente cerimonia di S. Francesco dopo la quale furono tutti ricondotti al Castello fra gli evviva clamorosi della popolazione.

Quindi il Barone, estremamente commosso, con gentili parole di ringraziamenti si licenziò dalla folla immensa, e si i1 trasse nei suoi appartamenti ove molti erano anche penetrati per esprimergli le loro personali congratulazioni.

Il dì seguente. l'On. Senatore rivolgeva ai Coriglianesi il seguente ringraziamento :

Carissimi concittadini,

Una doppia prova di generosità ed affezione è stata la dimostrazione spontanea ed imponente, che mi avete fatto appena dopo l'annunzio del mio scampato grave pericolo.

Ve ne ringrazio commosso insieme alla mia famiglia con l'anima commossa liete ricordanze di mutuo affetto e col cuore animato da imperituri sentimenti di gratitudine.

Vogliateci sempre bene.

Vostro

F. COMPAGNA

(Il Popolano N. 22 del 2 novembre 1893)

L’ospedale

L’idea di avere anche noi uno  ospedale, da tanti anni vagheggiata, sembra volersi avvicinare alla sua realtà.

Il nuovo impulso si deve all’ottimo Senatore Francesco Compagna che ne ha già fatto approvare dal Sig. Prefetto l’istituzione, invertendosi a tale benefica opera le rendite di questa Congrega di Carità e delle Congreghe locali.

Ad essa concorrerà anche la beneficenza privata, e precipuamente quella del prelodato Barone Compagna, del Conte d’Alife e degli altri principali cittadini.

Speriamo che all’Ospedale possa essere annessa una sala per ricovero dei poveri vecchi ed inabili al lavoro, cosa non meno benefica dell’ospedale.

(Il Popolano N. 23 del 12 dicembre 1893)