Giuseppe Amato

Giuseppe Amato nasce in Corigliano il 28 gennaio 1831 da Luigi e da Maria Rosa Pugliese, nella casa posta in prossimità della piazza Acquanova (oggi, Piazza del Popolo). Avviato agli studi, sviluppa le sue capacità intellettive sotto la guida del sommo maestro Giovanni Girone, da Morano Calabro. Prosegue i suoi studi in Napoli, ove consegue la Laurea in Medicina.

Dal 1860, inizia le sue ricerche per dare alla gioventù coriglianese un testo di storia patria da cui attingere "virtù, dottrina, patriottismo". Il 15 settembre 1865, supera il concorso per l'insegnamento nell'istituendo Ginnasio-Convitto "Garopoli". Scopo della sua vita, a questo punto, è: l'educazione dei giovani, le cure per la famiglia, glorificare la Patria, con un testo di storia degno di questo nome.

Prende corpo, così, pian piano, l'unica pubblicazione dell'Amato, un'opera destinata a diventare un classico, certamente il testo più citato nella vasta produzione di autori coriglianesi: Crono-istoria di Corigliano Calabro (1884). L'opera, dedicata a Maddalena Martire, moglie dell'autore, è il primo libro di un coriglianese stampato presso la Tipografia del Popolano, in Corigliano. Il testo è preceduto da una prefazione, in cui l'Amato rivela i motivi che lo hanno indotto alla pubblicazione dell'opera. Seguono due capitoli introduttivi, di 28 pagine, sui primi abitanti della Calabria. L'opera consta di due parti: la prima descrive "Ausonia dei Coriglianesi o Corigliano antico" ed è divisa in 9 capitoli. Essa non ha quasi alcuna importanza, giacché la ricostruzione degli avvenimenti citati dallo scrittore non è affatto storica, ma frutto di tradizioni orali non sempre attendibili, di supposizioni quasi mai fondate, di fonti degne di scarsa considerazione; sicuramente valido l'ottavo capitolo (sulle Chiese), in cui si sviluppano i dati citati dal Pugliesi. La prima parte, in sostanza, ricalca l'opera del Pugliesi e ciò viene sottolineato dall'autore stesso nella prefazione. Sicuramente degna di grande considerazione è la seconda parte dell'opera "Corigliano Moderna", divisa in 10 capitoli ed un' appendice. 30. G. Amato, cit, p. 222. 31. Ibidem, prefazione. 32. Ibidem, prefazione. 33. P.T. Pugliesi, Istoria Apologetica..., cit. 34. L'Amato più volte si vanta di essere discendente del Pugliesi per via materna.

Questa seconda sezione del lavoro dell'Amato è una vera miniera, da cui è possibile attingere notizie attendibili e di prima mano; anzi, il limite dello scrittore è quello di non dire, a volte, tutto ciò che sa su alcuni aspetti della storia locale. Certo non mancano errori o imprecisioni, anche in questa seconda parte dell'opera, ma ciò si deve al fatto che l'autore non sempre riesce a verificare ciò che dice attraverso documenti e ad una certa pressione da parte dell'Amministrazione Comunale, la quale "amava vedere pubblicata" la Crono -istoria. Una rilettura attenta dell'opera, poco prima che essa venga data alle stampe, convince l'Autore che il testo debba essere epurato da molte imperfezioni ed abbia una migliore freschezza di lingua. Tale disegno, purtroppo, resterà irrealizzato, perché la morte coglie l'Amato il 17 maggio 1886, all'età di 55 anni nella casa posta in via S. Francesco n. 7, per un malessere cardiaco. Pur con i limiti più sopra detti, l'opera dello scrittore ottocentesco rimane una pietra miliare nella storiografia di Corigliano. Ad essa attingono a piene mani diverse generazioni di studiosi, che - tuttavia - cercano di emendare il testo e correggere quanto in esso è viziato da eccessivo amore patrio. Ed è proprio l'amore per la terra natia il difetto maggiore, ed insieme, il pregio più vistoso dell'opera. L'Autore ama senza condizioni il suo paese e ciò, spesso, lo porta a sviste ed esagerazioni che nulla hanno di storico. D'altra parte, questo smisurato amore, che si rivela in ogni pagina, riesce ad incantare chi si avvicina alla conoscenza delle origini e dello sviluppo di Corigliano. Studenti e studiosi, operai e casalinghe, dopo la lettura della Crono -istoria, amano di più la loro città. E se dagli inizi del '900 fino ai nostri giorni si ha una riscoperta delle radici della città, un rifiorire di studi su uomini e cose di Corigliano, ciò si deve soprattutto a Giuseppe Amato.

(Enzo Cumino)