Il Dialetto da ricordare

Dedico queste pagine al dialetto della mia città, perché ritengo importante ricordare le proprie origini. Per coloro che vorranno approfondire questo argomento, suggerisco, le opere del Prof. Antonio Russo, del prof. Rinaldo Longo, il Vocabolario Dialettale di Corigliano Calabro del prof. Giulio Iudicissa e Il  Lessico calabrese (dialetto di Corigliano Calabro) del preside Luigi De Luca.

Premessa

Per la lettura dei termini dialettali, consiglio le seguenti indicazioni :

  • c di  e g di  leggerle, rispettivamente, come  il suono dolce di celebre e di gentile
  • ch di chә e gh di ghә leggerle, rispettivamente come il suono duro di catena e di grazie
  • chj e ghj, seguiti da una vocale hanno un suono palatale come chjave e gghjaccio
  • š si legge come "sc" di scettro 
  • ӓ si legge con un suono particolare che sta tra la "a" e la "e"
  • j si legge come la i iniziale di iodio

Intanto, a proposito del nostro dialetto

L'origine e l'evoluzione del dialetto di Corigliano, dai Bruzi agli Aragonesi

 

La formazione di una lingua o un dialetto non è mai un evento improvviso, ma è il frutto di un processo di evoluzione lungo e continuo. Nel caso del dialetto coriglianese questo processo parte dalla frammentazione del latino nelle varie parlate "neolatine". In realtà non vi fu mai un'unica lingua latina in tutto l'Impero Romano poiché essa subiva l'influenza delle lingue che venivano parlate nelle varie provincie dell'Impero prima della conquista romana; quest'influenza è detta "sostrato linguistico". Nel coriglianese i principali sostrati linguistici sono l'osco e il greco. I Bruzì erano un popolo di stirpe italica che si stabilì in quella che oggi chiamiamo Calabria intorno al 1000 avanti Cristo. La lingua parlata dai Bruzì era l'osco, un dialetto italico simile al latino, diffuso in gran parte dell'Italia meridionale. Le tracce lasciate dall'osco nel dialetto coriglianese si possono vedere soprattutto nel campo della fonetica, dove alla B interna delle parole latine corrispondeva la F osca; così abbiamo scrufƏ 'scrofa' (in latino SCROBA) e frùofficƏ 'forbici' (in latino FORBICES). Un'altra caratteristica dei dialetti italici, e quindi dell'osco, era quella di sostituire i gruppi consonantici latini MB ed ND rispettivamente con MM ed NN; questo fenomeno è chiamato "assimilazione progressiva" ed ha largo riscontrò in molti dialetti meridionali, compreso il coriglianese, dove abbiamo gammƏ (GAMBA) e quannƏ (QUANDO). Per quanto riguarda i nomi di luogo, è di origine osca AuzanettƏ (da ALSINOS, che era il nome osco dell'ontano). Intorno all'800 avanti Cristo le coste dell'Italia meridionale furono colonizzate da popolazioni provenienti dalla Grecia, che in Calabria fondarono colonie come Reggio, Locri, Crotone e Sibari. La lingua di Omero si diffuse così anche in Italia dove influenzò a tal punto alcune parlate italiche che esse adottarono l'alfabeto greco. In particolare i Bruzì divennero praticamente bilingui, come ci dice il poeta latino Ennio. La stessa lingua latina attinse notevolmente dal greco in molti campi come il teatro, la filosofia, la grammatica, ecc. Nel coriglianese sono parole di origine greca nakƏ 'culla' (dal greco NAKE), rastƏ 'vaso per fiori' (GASTRA), scifƏ 'truogolo' (SKYPHOS), ciaramilƏ 'tegola' (KERAMIDION), sìmitƏ 'confine' (SEMATON), katƏ 'secchio' (KADOS). Anche dopo la conquista romana dell'Italia meridionale, il greco continuò ad arricchire il latino, grazie specialmente alla diffusione del cristianesimo. Insieme con la nuova religione arrivarono anche parole come grìsimƏ 'cresima' (CHRISMA), vattìsimƏ 'battesimo' (BAPTISMOS), prìevitƏ 'prete' (PRESBYTEROS), jastimarƏ 'bestemmiare' (BLASPHEMEO). Un termine gastronomico legato alla religione ed entrato nel coriglianese, forse senza intermediazione, è panattàsimƏ 'focaccia di farina di ceci' (dal greco PANTA AZYMOS). Alla fine del III secolo avanti Cristo Roma è ormai padrona dell'Italia meridionale, e nel 193 viene fondata la colonia di diritto latino di Copia-Thurii, la quale diventa il veicolo di diffusione del latino nella Calabria settentrionale. Il latino irradiatosi da Copia-Thurii ha, però, poco da spartire con quello classico di Virgilio o Cicerone; si tratta di un latino per così dire "popolare" che ha caratteri tipicamente meridionali, soprattutto nel lessico. Accanto a termini, alcuni dei quali arcaici, comuni a tutto il Meridione continentale come accattarƏ 'comprare' (da ADCAPTARE), crajƏ 'domani' (CRAS), acciƏ 'sedano' (APIUM), pikƏ 'gazza' (PICA), tràsirƏ 'entrare' (TRANSIRE), abbiamo parole diffuse solo in alcune zone dell'Italia meridionale oltre che nella Calabria settentrionale; è il caso di vushkarƏ 'scottare' (USTULARE), nustìerzƏ 'l'altro ieri' (NUDIUSTERTIUS), vettƏ 'bastone' (VECTUM). Molti sono i nomi di luogo che hanno origine latina; fra gli altri ChjubbikƏ (da VIA PUBLICA), RinacchjƏ (ARENACULUM), FoggƏ (FOVEA), LìnzitƏ (INSITUM). Lo stesso nome Corigliano deriva da PRAEDIUM CORELIANUM, vale a dire 'podere appartenente a Corelio. L'influenza delle lingue che si succedettero dopo il latino e di cui rimangono parole nel coriglianese è detta "superstrato linguistico". Nel 330 dopo Cristo, l'imperatore Costantino trasferì la capitale da Roma a Bisanzio, ribattezzata Costantinopoli. Cominciò così il flusso di termini greco-bizantini in Italia, in particolare nel Meridione riconquistato all'Impero verso la metà del VI secolo dopo un breve periodo di dominazione gotica. Nel dialetto coriglianese sono parole di origine bizantina masalikojƏ 'basilico' (da BASIL1KOS), spràghinƏ 'panno' (SPARGANON), vazzarijarƏ 'criticare' (BAZAREO), oltre a nomi di luogo come KastellacƏ (KASTELLAKION), JiripìetrƏ (KYR PETROS), CòtrikƏ (KOTHRAKOS). Le parole di origine germanica sono piuttosto poche nel coriglianese; fra le altre abbiamo ganghƏ 'dente molare' (da WANGA), zzinnƏ 'recipiente di metallo' (ZINN), gafiƏ 'vicolo coperto' (WAIF), vottƏ 'fiorone del fico' (BOT), tampƏ 'fetore' (THAMPF), suzƏ 'gelatina ricavata dal maiale' (SULTJA). I nomi di luogo di provenienza germanica sono MinistallƏ (da MARHSTALL), StozzƏ (STOZAN). Le incursioni saracene e la conquista della Sicilia da parte degli Arabi nel IX secolo contribuirono a far affluire nel coriglianese alcune parole di origine araba come sciasciarƏ 'svegliarsi' (da SHASHIYA); tùminƏ 'tomolo' (THUIMN), trabbakkƏ 'lettiera' (TABAQA), scerrƏ 'lite' (SHARRA), giurgiulanƏ 'sesamo' (GIULGIULAN), ed i nomi di luogo GabbelluzzƏ (da QABALA), FùnnikƏ (FUNDUQ), CafarunƏ (HAFR). Durante l'XI secolo, tutta l'Italia meridionale viene conquistata dai Normanni, un popolo di origine scandinava che fin dal IX secolo si era stabilito nella Francia settentrionale. La lingua dei conquistatori è, dunque, una varietà del francese antico, i cui prestiti nel dialetto coriglianese sono numerosi: varrƏ 'pieno' (da BARRE), munzìellƏ 'mucchio' (MONCEL), nnugghjƏ 'tipo di salsiccia' (ANDOUILLE), millardƏ 'anatra selvatica' (MALARD), stùokkƏ 'fusto' (ESTOC), jisƏ 'piega' (GISE), gacciƏ 'ascia' (HACHE), grimarƏ 'soffrire' (GREMIER), cristarìellƏ 'specie di falco' (CRÉCERELLE), pèrcirƏ 'sbucare' (PERCHER), gravigghja 'graticola' (GRAÌLLE), vagghjƏ 'piazzola' (BAIL), ammucciàrƏ 'nascondere' (MOUCHER). L'influenza transalpina continuò con gli Angioini, che regnarono sull'Italia meridionale continentale per quasi due secoli, nel corso dei quali entrarono nel coriglianese termini come ggiugnettƏ 'luglio' (da JUIGNET), gualànƏ 'guardiano del bestiame' (GALAN), assajàra 'sopportare' (ESSAYER). Il numero delle parole coriglianesi di origine francese è veramente notevole, visti i limiti di tempo dei domini normanni ed angioini sulla Calabria. Nel 1442 gli Aragonesi s'impadronirono del Regno di Napoli, dando inizio in tal modo al dominio iberico (ed in particolare spagnolo) sul Meridione che durò tre secoli, ed il cui contributo al lessico coriglianese si può notare in parole come farigghjƏ 'sottoveste' (da FALDILLA), gorrƏ 'berretto' (GORRA), sustƏ 'fastidio' (SUSTO), scamparƏ 'spiovere' (ESCAMPAR), papìellƏ 'documento lungo' (PAPEL), ambratƏ 'recinto' (AMBRADA), fortarizzƏ 'vigore' (FORTALEZA). 

(Dino De Luca)