'A Gghjazza
di Carmine Tiano

La mia famiglia ha abitato nella zona Piazza Guido Compagna e Via Principe Umberto per quasi 20 anni, perciò sono tanti i ricordi che conservo di quel quartiere che, con Piazza del Popolo, rappresentava il fulcro della vita di Corigliano negli anni "40-60".
Ricordo di quei tempi una vita semplice e spensierata, densa di relazioni sociali e familiari. Il vicinato era una sorta di grande famiglia, dove si condividevano gioie, dolori, bisogni. Eravamo tutti uniti, e non c'era alcuna alcuna differenza di classe tra di noi.
Per noi ragazzini di allora, spensierati, erano momenti vissuti nella più grande allegria, soprattutto quando si organizzavano giochi con gli altri ragazzi degli altri vicini quartieri : ‘U Funnichi, Sutt’i campani ‘i San Pietro, ‘u Municipio, ‘u Fuossi. Costruivano da soli, o con l'aiuto dei grandi, i nostri giocattoli, facendo lavorare la nostra fantasia e inventando giochi con materiale povero : il carrettino, le bambole di pezza…
Il teatro dei nostri giochi era quasi sempre Piazza Guido Compagna, nota col semplice nome ‘a Gghjazza, sulla quale si affacciava la casa dove sono nato io e le mie sorelle, il palazzo ove risiedevano le famiglie Graziani e Cucumile, l'ufficio postale, la Banca Nazionale del Lavoro, il chioschetto bar, gestito dal signor Michele De Gennaro, e il "Casino d'Unione", chiamato anche "circolo dei galantuomini", posto esclusivo, frequentato solo da persone di nobile estrazione, intellettuali e di alta borghesia.
In questo circolo, vi si discuteva di politica, di affari sociali e privati, dei vari avvenimenti del giorno e, forse, vi si prendevano le decisioni più importanti per la vita del paese.
Il pomeriggio, quando il tempo lo consentiva, anziché giocare dentro al biliardo o al tavolo verde, si mettevano sulla piazza tavoli e sedie e si giocava all'aperto discutendo animatamente, altri preferivano invece passeggiare su e giù da un capo all'altro della piazza.
Noi ragazzini assistevamo incantati a questo "spettacolo dei grandi"(sperando di diventare presto grandi anche noi), ma quando eravamo stanchi ed annoiati di guardare, correvamo come pazzi intorno al monumento del barone Guido Compagna.
La piazza era lo scenario meraviglioso di tutti i nostri giochi; si riempiva di grida gioiose quando si giocava a nascondino, coi sassolini o alla "campana".
A primavera, i rondinoni con il loro garrire prendevano parte alla nostra ingenua felicità. Le bambine si interessavano pure ad altri giochi, come a quello delle "comari", che consisteva nell'imitare gesti e linguaggi dei grandi, adattandosi addosso le gonne delle mamme. Sedute sui gradini della nostra casa si coccolavano le bambole e le si vestiva con cuffiette, fasce e golfini dei fratellini già cresciuti. Poi si passava quasi sempre al gioco importante : battesimo delle bambole con relativo corteo, seguiva la festa fatta da caramelle e dolcetti. In altri giorni, si organizzavano le cosiddette "pesche". Si allineavano sui gradini vari oggetti trovati in casa, per lo più giornalini già letti, il Corriere dei Piccoli, l’Intrepido, il Monello e non mancavano mai le matite, i colori ecc. Tutto avveniva in un contesto di allegria generale al grido : «pesca, pesca reale! Chi pesca bene e chi pesca male». Le partecipanti fisse a questo gioco erano Ilde Giacomantonio, proveniente da Cosenza, nipote del fondatore del conservatorio di musica di Cosenza, ospite fissa della nonna, donna Teresina Quintieri, che abitava in un'ala del palazzo Abenante, e Maria Concetta Cucumile, figlia della madrina di mia sorella, sig.ra Erminia Quintieri, donna di nobili sentimenti che esprimeva in delicate poesie.
Ci trasferimmo, col tempo, nel palazzo Abenante, ove abitavano altre famiglie : don Armando Cavalieri e signora, la n.d. levatrice Bosco con i figli Franco ed Elio Marianelli, la famiglia Via e naturalmente la famiglia della n.d. donna Caterina Abenante col prof Geraci e i loro figlioli.
Come non ricordare, poi, il periodo estivo con l'allestimento del cinema all'aperto Arena Castello, gestito dalle famiglie Candia-Le Pera, con la proiezioni di film capolavori dell'epoca, dai western alle commedie e ai film drammatici. Aspettavamo la sera con ansia; ci sentivamo emozionati nel varcare quasi ogni sera quel magnifico cancello e, sprofondati nelle poltroncine, ci godevamo, al fresco del giardino, la visione del film, sgranocchiando,spesso, noccioline e merendine e bevendo gassose che acquistavamo all'entrata. Ricordo anche la venuta del cinemobile dell'istituto Luce - L’Unione Cinematografica Educativa - che proiettava per alcune sere documentari relativi alla bonifica della Piana di Sibari ed alla sua rinascita. Si trattava di un camioncino con su una macchina da proiezione e lo schermo piazzato alla parete del palazzo Favaro-Viteritti.
Storie di altri tempi, quando bastava poco per essere felici e si poteva giocare liberamente sulle strade.