Racconti e storie

Maria Beraldo
Maria Beraldo

Ninetta

 

Ninetta aveva soltanto dodici anni, aveva appena finito la scuola elementare e naturalmente, come tutte le ragazze della sua età, incominciava a sognare. Ma un giorno qualunque arrivò una lettera da lontano, era il suo babbo che scriveva dall’Argentina.

Subito la mamma chiamò intorno a se i suoi figli e disse loro:

Ni, ni ... jemi 'a ra Merica, Papé ni manna a pigghjèri.

E non se ne parlò piú. Ninetta non ricorda il tempo trascorso. Ma un giorno insieme alla  mamma e i fratellini, si trovò su di una nave, che li portò lontano lontano, si vedeva solo il cielo e il mare e non si arrivava mai.

Finalmente il viaggio finì. Nel porto li aspettavano il babbo con tanti parenti  e anche dei paesani. Ma per lei tutto intorno era strano, soprattutto la lingua che parlavano.

Que linda tanita le dicevano.

¿Cómo te llamas? Cuantos años tenes? Donde vivis?.

Lei non capiva proprio niente, soltanto sentiva la mancanza delle cose lasciate nel suo caro paese.

«¿Figlia ti piace la Merica?» domandava il babbo, ma lei faceva finta di non capire.

Così, trascorrevano i giorni e piano piano si abituava alla nuova vita e ad imparare la nuova lingua. Ma la sera, quando andava a letto, non riusciva a dormire, se prima non faceva un giretto immaginario per le stradine del paese lasciato, e singhiozzando si addormentava. Dopo alcuni mesi, Ninetta parlava il castellano, però in famiglia sempre si parlava il dialetto calabrese e si mangiava anche ad uso calabrese.

Pasta cu bbruocculi, lumingièni chjini, suzi, sanguinacci, crustuli,  cullurielli ...

Dopo tanti anni, diventata oramai donna, Ninetta ebbe la fortuna di ritornare in Italia.

Naturalmente è andata a Corigliano, il suo caro paese. Quanta emozione rivedere le cose lasciate. Tutti i parenti, le compagne di scuola, le strade e le vinelle che sempre ricordava e sognava, la casa dove era nata e cresciuta, occupata da gente sconosciuta. Ma per loro la sconosciuta era lei. Infatti da dove pasava la chiamavano "l’Americana".

Bona vinuta a mirichena ¿i quela razza su? A chini su figghja? si stè bboni a ra Merica? A duvi stavit'i chesa?

Lei rispondeva volentieri a tutte le domande, ma senza dubbio la più bella fu quella che le fece un giovanotto, mentre passeggiava un giorno sul lungo mare.

¿Scusi signora, per caso, lei si chiama Ninetta? E lei, chi é? La risposta l’ha commossa fino alle lacrime. Era il suo primo amore, che, senza volerlo, lei l'aveva dovuto lasciare insieme a tante altre cose care e belle del suo cuore. In quell’abbraccio si sono dette tante cose, senza neppure aprire la bocca, soltanto i loro cuori parlavano per loro.

Purtroppo si doveva ripartire, per la seconda volta un pezzo di se stessa rimaneva in quel paese. Però un amore ancora più forte la chiamava da lontano:erano i suoi figli, che sentivano la sua mancanza e l’aspettavano con ansia e tante domande

Cómo la pasaste? Que me trajiste?  Hiciste un buon viaje? Encontraste algun conocido?

Ninetta era troppo confusa, il destino le aveva fatto un brutto scherzo, ma felice di stare con la sua famiglia. Però quel giorno si fece una domanda. ¿Se in Argentina sono la “la tanita”, in Italia l’americana¿, a quali dei due paesi appartengo allora?

Anche io prima mi facevo la stessa domanda, ma adesso non ho più dubbi, perché tutti noi italiani in Argentina (Piemontesi, Friulani, Veneti, Molisani, Siciliani o Calabresi) siamo tutti Italo-Argentini. 

Maria Beraldo